PALERMO. Il leitmotiv dell’azienda che richiede artigiani specializzati e non li trova è cambiato: adesso i giovani in cerca di lavoro si candidano, affrontano il colloquio, ma poi rinunciano prima ancora di cominciare. Difficile dire se si tratti di un fenomeno motivabile con una sostanziale sfiducia di chi cerca disperatamente un lavoro e trova soltanto proposte precarie e introiti a provvigione, ma di certo è sorprendente. In una terra in cui la disoccupazione giovanile ha percentuali a doppia cifra ormai da troppo tempo, il caso sollevato da un’azienda palermitana, la 10-X, attraverso i microfoni della trasmissione Ditelo a Rgs, è destinato a fare discutere. «La nostra società da 17 anni si occupa di servizi, è partner ufficiale di Enel e Fastweb ed è periodicamente alla ricerca di consulenti, team leader, operatori call center da ingaggiare con un fisso mensile di 400 euro, a cui aggiungere le provvigioni – spiega Arianna Caradonna, responsabile del settore risorse umane della 10-X –. Preciso che i nostri consulenti hanno anche l’auto aziendale, la benzina pagata e un contratto perfettamente a norma di legge. Ma accade sempre più frequentemente un fatto preoccupante. I giovani candidati alle selezioni presentano il curriculum, sostengono il colloquio, danno la disponibilità per la giornata di prova, ma la maggior parte, ossia l’80 o il 90 per cento delle persone, non si presenta. Noi li richiamiamo e scopriamo che stanno ancora dormendo a casa, oppure ci dicono candidamente che hanno trovato lavoro proprio la notte appena trascorsa. Ancora più strano è il fatto che dopo mesi si ripresentano, sostengono di nuovo il colloquio, ammettono di non aver trovato nessun altro lavoro in questo lasso di tempo, ma rifiutano di nuovo di provare. Mi è accaduto anche un paio di giorni fa: è venuto un ragazzo, che aveva sostenuto il colloquio già il 16 settembre scorso, ma non ha accettato la proposta». L’azienda si occupa di proporre ai propri clienti l'offerta migliore alla tariffa migliore nel campo del libero mercato in tema di forniture di energia e di telefonia e vanta una buona tradizione nel settore. «A questo punto devo trarre alcune conclusioni – continua la responsabile delle risorse umane -. Non è vero che il lavoro non c’è, la verità è che i ragazzi non credono in se stessi e non vogliono mettersi in gioco. Potrebbero almeno venire a fare la prova, avere la curiosità per scoprire se sono portati per questo tipo di lavoro. L’azienda li forma con corsi specifici, non li manda allo sbaraglio». Un certo peso in questo atteggiamento potrebbe averlo anche la difficoltà a relazionarsi con potenziali clienti ormai sempre più bombardati dalle chiamate dei call center. E non è da sottovalutare anche la sfiducia generalizzata di ragazzi che, magari dopo anni di porte in faccia e di disoccupazione forzata, non si fidano molto delle proposte che vengono fatte. Ma questo caso non sembra essere isolato. Da Confesercenti Sicilia, infatti, confermano che anche nel settore del turismo è difficile riuscire a incrociare domanda e offerta di lavoro. Le aziende cercano personale qualificato, ma spesso capita che i ragazzi non sono preparati a svolgere servizi di accoglienza, reception, non hanno dimestichezza con le lingue straniere. Va meglio nel campo della ristorazione, dove i giovani che escono dagli istituti alberghieri sembrano avere buone chance di riuscita.