PALERMO. Muniti di badge aziendale e con indosso le magliette simbolo della protesta con scritto #siamotuttialmaviva, un gruppo di lavoratori del call center Almaviva sta manifestando davanti alla sede dell'assessorato regionale alle Attività produttive, a Palermo per dire no ai 1.670 esuberi annunciati in città, mentre a Roma sono in corso le trattative tra azienda e sindacati per negoziare un nuovo accordo sulla solidarietà e scongiurare i licenziamenti. I lavoratori hanno striscioni con scritto "2.988 licenziamenti, 1.670 a Palermo" e ancora "Tripi l'unico esubero sei tu". Fabio Cassata, 42 anni, è stato assunto da Almaviva nel 2002, prima era uno dei tanti Lsu della Sicilia, del comune di Villafrati. Anche sua moglie lavora per il colosso dei call center a Palermo. "Ho vissuto la parentesi del precariato - racconta Cassata, mentre sta partecipando al presidio davanti al palazzo della Regione - 14 anni fa prima di essere assunto da Almaviva, lavoravo come Lsu nel comune di Villafrati, per la cooperativa Mediterranea 98. Allora la Regione aveva stanziato degli sgravi contributivi per quelle aziende private che assumevano a tempo indeterminato lavoratori socialmente utili come me. Nel comune dove lavoravo,nel 2002, gli Lsu erano 120 ma solo in 6 abbiamo deciso di rinunciare al lavoro in cooperativa per conto della Regione e optare per un contratto a tempo indeterminato. Allora Almaviva si chiamava Cosmed spa e per 5 anni ha beneficiato di sgravi contributivi per avermi assunto". "Ho vissuto l'esperienza del precariato - aggiunge - ma oggi mi sento ancora più precario di quando ero un Lsu. Anche mia moglie lavora in Almaviva. Per noi il rischio è restare senza lavoro e senza un reddito, abbiamo un bimbo di 3 anni e un altro in arrivo. Senza un accordo che ci tuteli davvero, il rischio è che i licenziamenti vengano solo rinviati di qualche mese".