PALERMO. Accanto al giacimento (forzatamente) vergine della sesta vasca, bomba ecologica innescata da due anni, a Bellolampo «vecchia» riprende il potenziamento delle trivellazioni per l'estrazione di biogas. Leggi oro nerissimo, sotto forma, dopo la lavorazione, di metano. Tanto metano, almeno il 60 per cento delle esalazioni venefiche dell' immondizia compattata. Con la prospettiva di aria e falde meno avvelenate, come legge comanda. Per la sesta vasca, è stato fatto bando di gara un anno fa. Le buste saranno aperte a giorni, il primo settembre. Trentacinque nuovi pozzi, cioè più energia elettrica giornaliera da mettere sul mercato, in grado di soddisfare i bisogni di cento famiglie, in termini statistici: più 300 kilowatt/ ora. Con i nuovi impianti che estrarranno biogas dalle vecchie vasche esaurite, viene così scongiurato o quantomeno smorzato il rischio ambientale, che la stessa Rap ha declamato in una nota ufficiale: il biogas non «captato», sotto forma di quel fetore nauseabondo noto a ogni narice, e del proprio carico tossico, è stato registrato in eccesso negli ultimi mesi. Con un duplice inconveniente: la violazione delle norme che impongono l'«alleggerimento» tramite estrazione del gas e, d' altra parte, il danno economico potenziale derivante dal mancato incasso delle royalties da parte del Comune. L' allarme, a braccetto con la nota Rap, lo aveva lanciato Asja Ambiente Italia, l' azienda internazionale specializzata che vanta ancora una convenzione sulle ceneri del fallimento della controparte originaria. La fu Amia. In sostanza, traduce il responsabile dell' impianto di Bellolampo, l' ingegnere Giulio Giambelluca, «i pozzi esistenti, che in origine avevano raggiunto il paio di centinaia, riducono gradualmente ma sensibilmente la produttività man mano che la massa di rifiuti si impoverisce di liquidi o non è perfettamente compatta ta. In più stiamo parlando di vasche di rifiuti molto esposte alle "frane", che compromettono, colmandolo, i pozzi». Immaginiamo, insomma, una groviera di tubi e pozzi verticali in tutto simili, tecnicamente, ai pozzi per l'cqua (la differenza è il contenuto della «falda») che rischia, in assenza di manutenzione, di essere ricolmata continuamente dal putridume ormai inutile per lo sfruttamento energetico. Il sindaco Leoluca Orlando ha firmato ieri alla spiccia - come emergenza imponeva - l'ordinanza per la realizzazione, da parte di Asja, dei pozzi e «la messa in sicurezza della rete di captazione nelle vasche esaurite I, II, III, III bis, IV, V e V bis, entro sessanta giorni». Praticamente, il biogas viene «isolato» tramite decompressione e «incanalato - spiega il responsabile d' impianto - verso motori endotermici che usano questo combustibile. In città ne funzionano 5-6», con la portata di un megawatt ciascuno. Non è tutto qui, anzi. A Bellolampo, come conferma Giambelluca, «l'Asja (che semina centrali di biogas e non solo anche in Brasile, Cina e resto d' Europa, ndr) ha realizzato il secondo impianto italiano dopo Genova», ma utilizzato a scartamento ri dotto, per «soli» 3,3 megawatt. Eufemismo, se si considera che questo «significa coprire il fabbisogno di oltre mille famiglie, attraverso la messa in rete e la vendita all' Enel». Cosa ne venga al Comune, è in gran parte ancora un rebus: la convenzione e le relative royalties con Amia (oggi con la curatela) sono entrate nelle spire del fallimento, rimandando alle calende greche le sorti della sesta vasca. Data che, a un anno dal bando, ora, è arrivata. La convenzione Asja-Amia, in questo caso, è caduta nel nulla, perché della sesta vasca si occupa direttamente l' erede Rap. Almeno finché non saranno resi noti vincitore e condizioni del bando. Solo allora, osserva il capogruppo forzista Giulio Tantillo, «avremo idea delle entrate da royalties, che abbiamo chiesto ci siano rese note prima del bilancio. Sarebbe inaccettabile non tenerne conto nel contratto di servizio con Rap».