PALERMO. La guerra dell’acqua è ancora tutta in fase di combattimento. Sembrava che la soluzione fosse dietro l’angolo: 42 Comuni del palermitano (10 erano già fuori dopo avere vinto una causa ai tempi di Aps) che si affidavano, dopo il fallimento di Acque potabili siciliane, all’Amap per la gestione del servizio. Ma non è stato così. Alla riunione decisiva convocata a Palazzo Comitini dal commissario dell’Ente, Manlio Munafò, e dall’assessore regionale all’Energia, Vania Contrafatto, si sono presentati soltanto i sindaci di 26 amministrazioni, quelle che hanno sostanzialmente garantito l’adesione al nuovo assetto di «area vasta». E gli altri? Resistono. Sull’esperienza di paesi come Petralia Sottana o Cinisi probabilmente pensano di gestire in house il servizio.
Anche se l’assessore Contrafatto aveva avvertito: «Il servizio integrato comprende anche la depurazione e il servizio di fognatura: ciò non può essere utilmente o economicamente svolto da piccoli o grandi comuni in ordine sparso, che forse non considerano neanche tutte le conseguenze civili e penali cui vanno incontro. C'è una normativa nazionale sul tema che è chiara: i Comuni che non hanno partecipato all’incontro non pensino di aver risolto il problema».
Al momento a dare un primo impegno all’adesione al gestore unico sono stati i Comuni di Balestrate, Blufi, Bolognetta, Bonpietro, Campofelice di Roccella, Camporeale, Casteldaccia, Cerda, Chiusa Sclafani, Ficarazzi, Godrano, Isola delle Femmine, Lascari, Marineo, Misilmeri, Montelepre, Montemaggiore Belsito, Partinico, Piana degli Albanesi, San Mauro Castelverde, Santa Cristina Gela, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Flavia, Sciara e Torretta. Mentre il Comune di Bagheria si è astenuto. Ne restano fuori ben 16, disposti a dare battaglia pur di non cedere la «sovranità» che riotterranno a fine mese.
Infatti, è corsa contro il tempo perché il commissario dell’Ato in liquidazione, lo stesso Munafò, ha detto che entro il 28 vuole consegnare le reti. Ed è anche il giorno in cui 2012 dipendenti di Aps rimarranno senza paracadute.
Santo Inguaggiato, sindaco di Petralia Sottana: «Siamo fra i pochi Comuni che non hanno mai ceduto le reti. Dalla captazione alla depurazione abbiamo sempre provveduto in autonomia. Non è vero che le piccole realtà non possano provvedere. La Regione, piuttosto, pensi a sbloccare i fondi europei che ci consentirebbero l’adeguamento del sistema idrico e fognario».
Pollina, ad esempio, gestisce in proprio dopo una causa, da agosto: «Abbiamo maestranze che ci consentono di gestire le reti in tranquillità - spiega il primo cittadino e parlamentare nazionale del Pd, Magda Culotta -. Affidata all’esterno solo la depurazione. Speriamo presto di potere abbattere per i cittadini la bolletta del 20 per cento».
Il sindaco di Misilmeri, Rosalia Stadarelli, è uno di quei amministratori in linea di principio disponibile ad affidarsi ad Amap: «Ma c’è ancora confusione - dice -. Non sappiamo su quali basi e con quali garanzie dovremmo accettare questo nuovo inizio». Mentre per Rosario Lapunzina, primo cittadino di Cefalù «la Regione deve essere chiara: prima individui il gestore come impone la legge e ci certifichi che obbligatoriamente bisogna riunirsi in consorzio».
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