PALERMO. Esiste più di un’ipotesi, ma ognuna contempla una grana non facile da affrontare per Rap (Risorsa Ambiente Palermo) che, adesso, rischia di lasciare gli uffici attualmente in uso o di dover pagare un canone di locazione molto più alto di quello attuale. L’ultimo capitolo del lungo e tortuoso percorso di addio ad Amia andrà in scena l’8 aprile. È per questa data, infatti, che è stata fissata la vendita all’asta di tutti gli immobili di proprietà della ormai defunta azienda che, sino a luglio del 2013, si è occupata dei servizi di igiene ambientale della città. La curatela fallimentare di Amia tenterà, così, di soddisfare i numerosi creditori rimasti sino a questo momento in attesa. L’avviso è già stato pubblicato e anche la base d’asta per ogni singolo bene: 6 milioni e 680 mila euro per la sede di piazzetta Cairoli (Palazzo ex ferrovie), 4 milioni 786 mila euro per il complesso di via Ingham, 3 milioni 564 mila euro per l’autoparco di Partanna Mondello, 3 milioni 316 mila per Palazzo La Rosa in via Alloro e 322 mila euro per gli uffici, gli spogliatoi e l’autoparco di Tasca Lanza. Per un valore complessivo, a base d’asta, di oltre 18 milioni. Adesso, però, bisogna attendere se effettivamente ci sia l’interesse da parte di pubblici o privati ad acquistare questi immobili. Una notizia non certo positiva per la Rap, nata dalle ceneri di Amia. «È un passo inevitabile - sottolinea il presidente di Rap, Sergio Marino - che ci costringerà ad affrontare nuovi problemi e disagi». Certo è che la Rap godrà di un diritto di prelazione. Diritto, però, che potrebbe non esercitare. «Non siamo, al momento, nelle condizioni economiche per riprenderci tutti gli immobili - sottolinea Marino -. La nostra intenzione è quella di rimanere spettatori e vedere cosa succede durante il primo avviso. Solo dopo decideremo il da farsi». L'ARTICOLO INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA OGGI IN EDICOLA