PALERMO. Vendite stabili in centro, aumento delle presenze nei centri commerciali e flessione degli acquisti nei negozi delle periferie e in quelli della provincia. A una settimana dal via, il capitolo saldi invernali potrebbe essere archiviato con questa breve sintesi. Del resto, le associazioni dei consumatori avevano avvertito di questo andazzo, cercando di mettere una toppa con la richiesta di anticipazione delle vendite scontate prima di Natale e rilanciando sul loro cavallo di battaglia: la liberalizzazione. Che non significa per forza vendite selvagge, hanno più volte spiegato Federconsumatori e Adiconsum, ma autoregolamentazione di un mercato che ormai si muove ai ritmi dei nuovi consumatori, cioè di coloro segnati dalla crisi e «che puntano agli acquisti per necessità», come sostiene Giovanni Felice, presidente provinciale di Confimprese.
Sconti sì, ma senza vincoli temporali, perché, a dirla tutta, è quello che già accade da diversi anni, con largo anticipo rispetto alla data dell’inizio ufficiale dei saldi, attraverso le vendite promozionali, la scontistica alla cassa riservata ai clienti fedeli e infedeli, ai possessori di carte, o a chi semplicemente chiede uno sconto prima di pagare. Metodi che poi non fanno altro che ricalcare il libero mercato, che rimandano alla personalissima scelta dell’imprenditore, al fiuto che ha per gli affari. Ma che, invece, in un mondo regolato da leggi, finiscono per ridurre i saldi a un elemento folcloristico.
Infatti, l’indicatore che segna una stabilità dei volumi di vendita in centro città rispetto allo scorso anno, in percentuale significa meno 15 per cento, che è il dato registrato nel 2014 all’apertura della stagione in saldo.
A questo si aggiunge il meno per cento della stagione invernale, rilevato da Confcommercio. Un disastro.
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