TERMINI IMERESE. Dopo lo choc per il naufragio dell'operazione Grifa quando sembrava a un passo da Termini Imerese, l'attenzione è tutta puntata verso il gruppo Metec. L'azienda ha presentato la sua proposta al ministero per lo Sviluppo per il rilancio dello stabilimento Fiat, suscitando speranze, cautela ma anche perplessità tra i sindacati che appaiono al momento divisi, mentre nella fabbrica siciliana è riesplosa la protesta con gli operai che stamani hanno bloccato per alcune ore l'autostrada, organizzando presidi davanti ai cancelli, ormai chiusi da tre anni, per il timore di rimanere senza lavoro dal primo gennaio, quando scadrà la cassa integrazione.
È toccato all'a.d. di Metec, Cosimo Di Cursi, illustrare alle parti sociali le linee generali del programma al quale affida la ripartenza del sito palermitano. Lunedì prossimo è in agenda il secondo round al Mise, in quell'occasione il gruppo entrerà nei dettagli del piano industriale. Un countdown che tiene col fiato sospeso i lavoratori e le loro famiglie. Per il Mise comunque questo primo incontro è stato «franco e proficuo», mentre la Fim manifesta una certa apertura perchè a regime il gruppo «assorbirà circa 800 lavoratori - dice il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano - con l'assunzione di tutti i lavoratori a partire dal 1 gennaio 2015 e successivo utilizzo degli ammortizzatori sociali, evitando così il licenziamento di oltre 760 lavoratori il prossimo 30 dicembre». Parla di progetto «confortante» la Uilm, perchè «finalmente ci troviamo di fronte ad un'impresa che già agisce nel settore dell'automotive» ma il sindacato ricorda che «il tempo stringe: chiediamo al governo di fare le verifiche necessarie e di farsi garante della solidità dell'operazione».
Il progetto Metec si articolerebbe in due fasi: la prima, tra 2016-2019, occuperebbe a regime 400 operai per produrre adesivi sigillanti e trafilati, prototipi per lo stampaggio di corpi plastici e l'assemblaggio di veicoli speciali; la seconda fase, invece, dovrebbe partire dal 2018 con due piattaforme di auto ibride ed elettriche e potrebbe impiegare altri 400 operai. Perplessa la Fiom: «Come si può, in quattro giorni, pensare che il governo e Invitalia riescano a fare tutte le verifiche necessarie per certificare e garantire la reindustrializzazione di Termini Imerese e l'occupazione di tutti i dipendenti». «Siamo perplessi sui numeri degli operai da impiegare e non ci sono garanzie per i lavoratori dell'indotto - dicono Michele De Palma e Roberto Mastrosimone della Fiom - La sensazione è che questo piano fa slittare in avanti (nel 2018 ndr) la possibilità di tornare a produrre auto e poi risulta complicato agganciare al piano gli ammortizzatori sociali per i lavoratori di Fiat e Magneti Marelli e per gli operai dell'indotto».
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