PALERMO. C'è delusione e rabbia tra operai della Fiat a Termini Imerese, che questo pomeriggio si sono riuniti in assemblea nell'aula consiliare del Comune. Dopo l'uscita di scena di Gruppo italiano fabbriche automobile, dal percorso per la reindustrializzazione dell'area dove Fca ha chiuso la fabbrica tre anni fa, la speranza di poter contare ancora su un futuro in catena di montaggio resta appesa a un filo. Per questo venerdì torneranno a manifestare davanti ai cancelli della fabbrica a Termini Imerese, che non varcano dal 24 novembre del 2011, mentre a Roma governo, sindacati e rappresentanti della Metec, il nuovo investitore individuato dal ministero dello Sviluppo economico, si incontreranno per cercare di trovare la quadra. Ieri il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti ha annunciato ai sindacati di aver individuato per Termini Imerese una nuova proposta: si tratta di Metec, una società italiana attiva anche all'estero, che opera nel settore della componentistica per automobili. Intanto il tempo stringe e più di mille i metalmeccanici, tra diretti e indotto, rischiano di essere licenziati dal primo gennaio. Tra poco meno di 2 settimane, infatti, scade la cassa integrazione e il loro futuro, almeno per ora, resta appeso ad un filo. "La responsabilità per quello che è accaduto con l'uscita di scena, dopo mesi di trattative, di Grifa - dice il segretario regionale della Fiom Roberto Mastrosimone - è del governo di Matteo Renzi, che ad agosto qui a Termini Imerese è venuto a raccontarci di aver trovato una soluzione per questa fabbrica. E invece non c'è ancora alcuna soluzione, è inconcepibile che una trattativa che si trascina da mesi si concluda in questo modo". E avverte: "chi pensa che accetteremo qualsiasi proposta si sbagli. Non firmeremo accordi che non tutelino i lavoratori e individuino una prospettiva seria e concreta". Secondo il Mise Metec è un'azienda solida, che a Termini Imerese potrebbe produrre componenti per auto in una prima fase, e in una seconda a costruire auto. Domani dovrebbe essere siglato l'accordo di programma quadro per la reindustrializzazione dell'area; sul piatto ci sono 290 milioni di euro, tra fondi nazionali e statali.