Palermo

Domenica 28 Settembre 2025

I graffiti alchemici dello Steri di Palermo, quei simboli e misteri incisi nella pietra

Segni arcani, incisioni e figure misteriose paiono quasi inseguirsi sulle pareti delle celle del Palazzo Chiaramonte - Steri, accalcandosi l’uno sull’altro come a contendersi l’ultimo lembo di spazio e non dissolversi nel silenzio dell’oblio. Una deflagrazione silente, un affollarsi di visioni che continuano a gridare nell’anima di chi osserva, un messaggio affidato alla pietra al pari di una pergamena deposta da un naufrago in una bottiglia, ultimo testamento di chi fu sepolto vivo dalla follia razionale dell’inquisizione. Mi accingo umilmente a tentar di decifrare questi graffiti, come già fatto nella mia “Guida esoterica di Palermo”, dal punto di vista ermetico-alchemico. Tra i segni, rinvengo molte rappresentazioni di Alambicchi e Torri, raffigurazione velata dell’Athanor, ossia il Forno per la preparazione della Pietra Filosofale e della ricerca di quella scintilla che per gli alchimisti cristiani era rappresentata dal Cristo come perfezione e redenzione: il Lapis. In molti personaggi le vesti richiamano il triangolo: tre sono raffigurati insieme, richiamo – ritengo - alla valenza del Tre come perfezione. Un altro, con gli stessi abiti triangolari, poggia la mano su una torre della sua stessa altezza. Un totale di 4 figure come richiamo ai 4 elementi e alla necessità di condurre l’Opera grazie alla Torre-Athanor, raffigurata altre volte sotto forma di grandi vasi da cui escono 3 fiori (nuovamente il tre), ognuno dei quali ha 7 petali, richiamo alle 7 lavorazioni: «La chiave dei puri di cuore aprirà le porte - enuncia il Corpus Hermeticum – e i principi ermetici sono sette. Colui che ne ha conoscenza possiede la chiave magica con la quale si aprono tutte le porte del tempio». Un graffito enigmatico ritrae una lettera S al cui fianco sono posti due triangoli. Il triangolo ermeticamente indica l’Assoluto e il 3, come i suoi tre lati, la perfezione. Dall’unione dei due triangoli, cioè quello posto con la punta verso l’alto (fuoco) e il basso (acqua) si forma il segno sacro per eccellenza: il Sigillo di Salomone. La S rappresenta inoltre, il Serpente la cui azione è necessaria per mutare gli elementi. Il triangolo è numerose volte rappresentato, camuffato da cappello, abiti o altro: si trova sul capo di un uomo con in mano un globo diviso in 4 parti e la croce. L’intera figura allude alla ricerca alchemica e alla protezione divina. Al suo fianco è posta l’incisione VERBUM CARO FACTO EST che ritengo un rafforzativo, in quanto le parole sono parte di un brano del compositore fiammingo Loyset Compère (1445-1518) caro agli alchimisti, di soli tre versi: “Verbum caro factum est – et habitavit in nobis – et vidimus gloriam eius”. Inoltre, la croce posta sulla sfera che ha in mano, è riferimento al crogiolo alchemico che in alchimia è indicato con una +. La sfera-mondo è divisa in 4 parti, come i 4 elementi: Aria, Acqua, Fuoco e Terra. Probabilmente l’alchimista segregato in quella tetra cella spera che il miracolo possa avvenire nel suo crogiolo alchemico. Un grande graffito mostra una splendido Gesù in croce con al fianco il Sole e la Luna cari all’alchimia (Zolfo-sole maschile e mercurio-luna femminile). Tanti sono i suggestivi lasciti delle mani sofferenti dei condannati: tracce, speranze, enigmi da decifrare. Tra essi, una donna posta tra due colonne, con grandi ali. I due pilastri richiamano le colonne del Tempio di Salomone. Al suo fianco, un uomo sul cui capo è posta una sfera, di nuovo divisa in 4 parti. Noto una somiglianza straordinaria con antiche tavole alchemiche che rappresentano l’androgino, la tavola degli elementi alchemici e l’allusione alla volatilità degli elementi. Spicca tra i graffiti, uno degli elementi ermetici più importanti, ossia una grande Sole al cui interno è posto il calice divino e un altro ancora nella cui parte superiore è inciso il segno dell’infinito. Grande spazio occupa la splendida figura di San Giovanni Batttista – patrono degli alchimisti - raffigurato con due dita della mano alzata, l’altra con un’ampolla e l’incisione: “Voi solo San Giovanni mi guardate con sei occhi”, allusione al vedere la totalità. Relativamente ai sei occhi, preciso che nell’incisione del 1602 “Amphitheatrum sapientiae aeternis” si ebbe la rappresentazione cosmologica dell’opera alchimista sotto forma di globo oculare. Dalla pupilla, ossia il caos composto da 4 elementi, «emerge la sfera del lapis, come piccolo mondo rinnovato. Le braccia che lo tengono a battesimo sono le due fasi fondamentali dell’opera: la dissoluzione del corpo (Solve) e la solidificazione dello spirito (coagula).» Ossia 4 più 2, cioè sei e in un’altra tavola alchemica, l’occhio compare al centro del Sigillo di Salomone. L’occhio onniveggente inoltre, vede in tutte le direzioni come avesse sei occhi. San Giovanni Battista fu spesso dipinto da grandi artisti addentro nell’alchimia, come figura di riferimento legata alla luce, al sole, al fuoco alchemico, alla fine delle tenebre, alla trasmutazione e illuminazione finale. Leonardo, lo raffigurò come un androgino alchemico, l’essere perfetto unione tra maschile e femminile. Lo stesse fece Caravaggio. S. Giovanni è celebrato il 24 giugno, notte di riti e misteri che simboleggia il fuoco da attraversare, quando si narra che il Sole-Fuoco si congiunga con la Luna-Acqua nel rito del fuoco.  

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