Il viandante non mancherà di notare che a Palermo v’è un forte richiamo alla forma geometrica del quadrato. Per gli antichi egizi la geometria svelava i misteri della natura e diverse civiltà attinsero a quelle conoscenze, ritenendo che la geometria fosse necessaria per la ricerca dello Spiritus Loci e della sezione aurea. Anche nel Medioevo il quadrato fu usato in cattedrali e luoghi come il sigillo di un’iniziazione segreta. Ermeticamente, l’uso della forma quadrata ha origini antiche e l’antico documento “Physika kai mystica” (cose naturali e segrete) suddivise l’opus Magnum in quattro fasi a seconda delle diverse colorazioni: nero (Nigredo) bianco (Albedo) giallo (Citrinitas) e rosso (Rubedo).
Attraverso la rotazione degli elementi e l’unione di ciò che sta in alto con ciò che sta in basso tra fuoco ˄ e acqua ˅ si forma l’eterno Lapis (Sigillo di Salomone) che è la coppia celeste dell’oro terreno rappresentato come Apollo negli inferi in mezzo a sei muse o a sei metalli. Il quattro richiama all’anno come intreccio tra rapporto e stagioni, elementi e punti cardinali.
La disposizione della città di Palermo attinge alla forma geometrica del quadrato con le quattro linee che richiamano i quattro elementi, le quattro fasi alchemiche, le quattro stagioni, le quattro trasformazioni della materia e i quattro stadi di conoscenza. Gli antichi alchimisti tracciarono un parallelo con le stagioni ed elementi e così Nigredo, fu associato alla terra e all’inverno; Albedo, all’acqua e alla primavera; Citrinitas, all’Aria e all’estate; Rubedo, al Fuoco e all’autunno.
Molti luoghi hanno richiamo a forme perfette e figure di Geometria Divina, intersecamenti geometrici in bianco e nero che si sovrappongono. «Un corpo umano armoniosamente sviluppato corrisponde anche a un quadrilatero perché quando un uomo sta in piedi con le braccia spalancate e i piedi uniti da origine a un quadrato il cui centro si trova nella parte inferiore del pube» scrisse Agrippa di Nittesheim in De occulta philosophia.
Anche osservando dall’alto la città di Palermo si nota la predominanza del quadrato.
Alchemicamente, la forma geometrica del quadrato - oltre che necessaria per individuare lo Spirito del Luogo, ispiratore del celebre polidromo Sator e del Quadrato di Marte - simboleggia il lavoro necessario per la realizzazione del Lapis. Nessuna causalità è prevista nell’alchimia e la piazza nota come Quattro Canti, in realtà Piazza Villena dal nome del Vicerè, è un magnifico esempio di costruzione geometrica perfetta.
Già nel 1816 Gaspare Palermo dei Principi di Santa Margherita scrisse che, «essendo questa città di forma quadra, è divisa in quattro uguali parti, volgarmente dette Quartieri, che vanno a terminare in quattro magnifiche Porte, e formandone la divisione due strade maestre, e principali tirate a filo, chiamate, una del Cassero, l’altra Macqueda, dal Viceré che ne ordinò la fabbrica nel 1600, volgarmente detta Strada Nuova».
Le due strade realizzavano dunque una croce di pari lunghezza il cui centro dava una piazza ottagonale (ermeticamente rilevante) con quattro ricche facciate “dove ogni facciata era divisa in tre ordini di architettura e decorata con pietre d’intaglio e di marmi, fregi, architravi e cornici”.
Ma i Quattro Canti hanno un’altra particolarità: osservando dal basso verso l’alto, si vedrà anche un cerchio, simbolo della circolarità e della divinità e gli elementi sono realizzati in modo da dare una prospettiva di tipo ascensionale, proiettata al cielo, alla divinità culminante con le Sante Patrone di Palermo e le aquile incoronate di marmo bianco.
Stessa analisi per la Fontana Pretoria, che, alchemicamente perfetta, domina l’omonima Piazza posta nei pressi dell’Esoterico Ottagono del Sole o dei Quattro Canti. Stessa geometria è rinvenibile in molti luoghi, tra cui, per fare solo degli esempi, nell'ermetica Villa Giulia, nel Castello di Mare Dolce o nel bellissimo pozzo “sacro", ubicato nella villetta Alfonso Giordano in via Libertà.
Chi avrà dunque interesse a scoprire dettagli velati dell’antica città dominata dal quattro, non avrà altro da fare che sollevare lo sguardo e scorgere dettagli e perfezioni geometriche che tramandano, oltre la bellezza, un’antica Sapienza
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