Nella lunga e seguita diretta Tgs dedicata al Festino 2025, l’architetto Adriana Chirco, invitata (insieme a chi scrive, ndr) a descrivere luoghi e monumenti del centro storico della città e, anche, episodi del passato, ha fatto cenno ai disastri che un tempo provocavano nelle vie principali, in primis nell’antico Cassaro, e nelle piazze di Palermo le cospicue precipitazioni atmosferiche e le ricorrenti piene degli, ormai interrati, fiumi Papireto e Kemonia.

Non poteva mancare un riferimento alle misure che venivano allora apprestate per alleviare i disagi della popolazione nell’attraversamento delle arterie cittadine inondate a dismisura. L’insigne studiosa, correttamente, ha ricordato, ad esempio, che ai Quattro Canti o piazza Villena, per consentire ai pedoni di passare da un punto all’altro dello storico spazio, “nel 1748 vennero predisposti alcuni ponticelli” mobili in legno e qualcuno in ferro postato nelle vie adiacenti.

Alcuni restarono in “servizio” quasi sicuramente fino agli anni sessanta del XIX secolo, mentre, dopo qualche anno, almeno “uno dei ponti è stato utilizzato in un viale del Giardino Inglese, dove è ancora presente”. Probabilmente il riferimento è a quello in ferro, riccamente ornato, d’inestimabile valore storico, come si desume da una pregevole incisione, dai “Diari” del marchese di Villabianca e dalle rare foto che pubblichiamo risalenti al 1859 e al 1961.

Un vero “gioiello” che costituì per circa un secolo una delle maggiori attrattive del giardino progettato da G.B. Filippo Basile. Purtroppo da oltre mezzo secolo proprio quel “ponticello”, già situato in un avvallamento del terreno quasi al centro del parco, è sparito totalmente. E’ stato, con ogni probabilità, trafugato da vandali, o meglio da “ladri”, in due riprese: la prima delle due pesanti fiancate è stata violentemente asportata sul finire degli anni cinquanta del secolo scorso; la seconda (quella superstite) e con la stessa tecnica predatoria, è stata portata via, forse, intorno al 1975.

Il “ponticello”, per circa un secolo, è stato ammirato e attraversato orgogliosamente dai palermitani e viaggiatori stranieri. Le giovani coppie, dalla fine dell’ottocento in poi, consideravano quasi un obbligo farsi fotografare per immortalare i loro momenti di felicità all’interno di quella magica cornice finita nell’oblìo per mano di balordi senza scrupoli. Intanto al posto del “ponticello”, immortalato da Eugène Sevaistre nel 1859 (vedi foto), ci sono solo degli insignificanti parapetti in ferro di nessun pregio artistico.

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