Finalmente come ogni anno arriva la festa preferita dei palermitani: “U Fistino”. Ed è anche l’occasione per chiedere alla Santuzza una serie di miracoli come il Palermo in serie A, una casa popolare, un posto di lavoro e magari un figlio. Pensate che anch’io in una canzone che si chiama “U tagghiamu stu pallune” mi ero rivolto alla Santuzza perché liberasse questa città dalla nuova pestilenza: l’ignoranza, la mafia e la prepotenza. Ma con il Festino il problema vero dei palermitani è: ma stasera la macchina dove la metto?? Hanno ragione!! Già non si trova un posteggio tutto l’anno figurati la sera del Festino!!! E lì scatta il famoso posteggio creativo, nel senso che il palermitano trova sempre un posto dove “sdivacare” la macchina, e se qualcuno si lamenta la frase è sempre la stessa: “Tanto ci passa un camion!!” Ma il Festino per i palermitani è un’occasione per criticare tutto e tutti: il carro è troppo grande, Santa Rosalia ha gli occhi piccoli, c’è troppa confusione e soprattutto: mizzica una bottiglia d’acqua 3 euro!!! Ma il Festino è soprattutto il regno dello street food palermitano. Dal Cassaro fino a Porta Felice fino al Foro Italico un tripudio di odori e sapori che rendono unica questa festa in tutto il mondo. Si comincia con il “passatempo” la famosa calia e semenza che serve durante la passeggiata appresso il carro. Dalla Cala alla Vucciria è pronto il pane con la milza che serve a dare energia per affrontare la lunga serata. Panelle e crocchè a “Tignitè”, lo sfincione “Scarso r’uogghio chino i pruvulazzo”, le pollanche con il suo Rè che quando abbannia dice: “Signora Maria a pollanca più bella a trova ni mia!!” Con il caldo irrinunciabile il pezzo di gelato in via Messina Marine o in alternativa il gelo di mellone pronunciato rigorosamente con 2 elle. Ma non c’è Festino che non accende le sue luci “sun ci sunnu i Babbaluci”. E qui sorge sempre il solito dilemma: “Faccio il finuliddu e li mangio con lo stecchino o faccio il tascio con l’arrisucata e m’arricriu tutta a sirata?” Ognuno faccia quello che vuole, ma la tradizione impone “Che dopo i babbaluci ci vonno i stigghiole!!!” Nelle vicinanze della festa tutti i balconi e i locali si accendono come le luci di un luna park, proprio come quello che c’era al Foro Italico, dove tutta la città aspetta i giochi di fuoco. La domanda da 401 anni è sempre la stessa: “Ma a che ora iniziano i giochi d’artificio?”. Eh si perché il palermitano sta attento quando cominciano e soprattutto quando finiscono. Le riconferme dei sindaci a Palermo si giocano sulla durata e la bellezza dei fuochi d’artificio del Festino. E allora pronti per gridare tutti insieme “Forza Palermo e Santa Rosalia” nella speranza che la Santuzza possa illuminare cittadini e politici affinchè questa città possa diventare un posto dove vivere senza il pericolo di guardarsi le spalle, senza quei cumuli di munnizza che spuntano come i funghi, senza la paura di rimanere senz’acqua e soprattutto con la speranza che ritorni ad essere quella città piena di bellezza e di cultura che hanno reso Palermo una delle città più belle del mondo. E allora “Pi ogni strada e pi ogni via W Santa Rosalia”.