Pochi sanno, difatti che la Santa Patrona di Palermo fu ava del Principe mago Raimondo di Sangro, figlia di Sinibaldo dei conti di Marsi e di Sangro. Fu dunque ava del Principe Mago e pertanto una sua splendida statua è presente all’interno dello scrigno ermetico della Cappella di San Severo del Principe Raimondo di Sangro a Napoli, vicina al magnifico Cristo Velato.
Un legame, quello tra Palermo e il Principe Sangro che non solo portò alla massiccia affluenza di massoni palermitani nella loggia del settimo Principe di Sansevero, ma fu forte per la presenza, nelle vene del Principe, del sangue della Santa Patrona di Palermo.
La statua di Rosalia è posta nella cappelletta, tra l’allegoria della Soavità del giogo coniugale e la Pudicizia. Fu realizzata in marmo di carrara dallo scultore genovese Francesco Queirolo nel 1756, stesso autore che creò all’interno della cappella altre opere tra cui il celebre Disinganno. La statua attrae per la sua semplicità e bellezza, senza alcuna amplificazione estetica. Una bellezza che colpì anche Antonio Canova che le riservò lodi.
Rosalia è rappresentata in ginocchio su un cuscino, nell’atto di pregare, col capo cinto dalla consueta corona di rose, tra due angioletti, su un obelisco che contiene una lapide commemorativa in marmo rosso. La statua di Santa Rosalia è uno dei pochissimi elementi all’interno della cappella a non presentare apparenti o eclatanti elementi legati all’alchimia. Ma a ben vedere l’alchimia, perennemente alla ricerca della scintilla divina e del perfezionamento interiore, è rappresentata proprio dalla semplicità inserita in una contesto ove ogni elemento dialoga un linguaggio iniziatico.
La statua della Pudicizia posta accanto infatti, commissionata da Raimondo nel 1752 ad Antonio Corradini in memoria della giovane madre morta a pochi mesi dalla sua nascita, col velo aderente al corpo cinto da un serto di rose – stesse rose di Rosalia – con sguardo proiettato quasi oltre la vita, la quercia che erompe dalla nuda pietra e un’urna vicina al piede con base lineata come la conchiglia, coperchio come la calotta di Athanor, forno alchemico per la preparazione della pietra filosofale, trasmette messaggi iniziatici: l’urna accosta alla morte e alla materialità ma è anche simbolo del segreto e della verità eterna mentre il braccio sinistro disposto a forma di squadra e triangolo, è chiara indicazione iniziatica. La statua di Rosalia, espressione di semplicità, purezza e fede, esalta questi concetti, laddove l’ermetismo non faceva altro che cercare la scintilla divina.
La donna che rappresenta la Pudicizia ha due dita rivolte verso l’alto che indicano la legge degli opposti tra gli Illuminati, il tentativo di portare ordine fuori dal caos, riconciliare gli opposti ossia il bene e il male, la luce e le tenebre. Quella luce bramata da Rosalia.
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