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Dracula e i misteri «dissotterrati»: tra Napoli e la Sicilia riemerge l’ombra del principe vampiro

Il mistero del Principe Vlad, noto semplicemente come Dracula, membro del casato dei Drăculești, e figlio di Vlad II Dracul dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il cristianesimo nell'Europa orientale, continua a tenere col fiato sospeso. Già nel 2023 dei ricercatori dell’università di Catania, analizzando alcune sue lettere, scoprirono che Vlad III di Valacchia, principe romeno vissuto tra il 1431 e il 1477 noto come l'Impalatore, avrebbe sofferto di emolacria che avrebbe causato la presenza di sangue nelle lacrime e quindi occhi come il sangue.

Adesso Vlad torna a far parlare di sé. È di questi giorni la notizia che dei ricercatori avrebbero decriptato una scritta funerea a Napoli. A loro avviso Vlad-Dracula, non morì in battaglia ma fu fatto prigioniero dai turchi e riscattato dalla figlia Maria Balsa. La donna, adottata da una famiglia di Napoli dove s’era rifugiata per salvarsi dalla persecuzione turca, lo fece poi trasferire a Napoli e alla morte lo tumulò nella tomba del suocero Matteo Ferrillo nella cappella Turbolo, nel complesso di Santa Maria la Nova, dove è stata trovata l'iscrizione cinquecentesca che sarebbe un elogio al principe e che riteniamo contenga segni alchemici tra cui il numero dei serpenti e drago che del resto era riferimento al suo ordine.

Sulla vicenda dei “dissotterrati”, i documenti storici parlano di centinaia di morti e sepolture con riti antivampiri. Nel ‘700 anche la chiesa vi si interessò e l’abate Agostino Calmet enunciò casi di morti che tornavano in vita nutrendosi dei vivi, suggerendo di «dissotterrarli, impallarli, tagliar loro la testa, strappar loro il cuore, ovvero abbruciarli». Molti casi furono denunciati in Transilvania, tra cui la contessa Erzsébet Báthory, la “Contessa Dracula" (1610).

In Polonia i resti di 450 salme dell’800 evidenziano rituali antivampiri con corpi acefali, cranio in mezzo alle gambe e monete in bocca. «Il tutto – secondo degli archeologi - presumibilmente, come parte di un tortuoso rituale ancora da comprendere, relazionato con il vampirismo». In Polonia nel 2022 è stato rinvenuto in un cimitero del XVII secolo il corpo di una donna con cappello di seta, inchiodato al suolo con una falce intorno al collo e un lucchetto chiuso sulla punta del piede. Per il direttore degli scavi Dariusz Poliński, i lunghi incisivi della donna possono aver indotto a condannarla per vampirismo. Accanto, lo scheletro di un bambino con lucchetto ai piedi: entrambi sepolti come vampiri.

Sepolture anomale sono state rinvenute in Italia. Tra esse, uno scheletro con mutilazioni agli arti inferiori e il capo tra le tibie, riconducibile a riti funebri volti a impedirne il ritorno in vita. Molti scheletri acefali sono stati rinvenuti in Sicilia seppur a volte possa derivare dalla necessità di spazio per successive inumazioni.

Altri casi in tutt’Europa

«Secondo le testimonianze dell'epoca, una prova di aver intercettato la sepoltura di un vampiro era il cadavere intatto e il sudario masticato e consunto a livello della sua bocca», spiega Borrini a Focus. In Bulgaria, l'archeologo Nikolai Ovcharov ha scovato una tomba con uno scheletro di un uomo sui 40 anni, nel cui corpo era posizionato un palo di metallo (XIII sec). «Siamo di fronte a un rituale anti-vampiro – ha scritto l’archeologo Ovcharov – dove il paletto nel petto del cadavere, secondo un'antica credenza, impediva il ritorno». Già nel XII secolo si credeva che i morti succhiassero il sangue dei vivi e gli si diede la responsabilità delle epidemie. Anche a Venezia è stato rinvenuto lo scheletro di una donna cui fu applicato il rituale, conosciuta come la “vampira di Venezia”.

La leggenda dei vampiri, ha ispirato film di successo quali Twilight, Dracula di Bram Stoker di Ford Coppola, Dark Shadows con Johnny Depp e il recente Nosferatu. Una leggenda - comunque senza alcun fondamento - inoltre, narra che persino Goethe nel suo viaggio a Palermo conobbe un vampiro che divenne poi ispirazione del suo celebre Faust.

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