Successo alla prima de «Le Grand Macabre», circa cinque minuti di applausi in un teatro strapieno. Il Teatro Massimo ha inaugurato ieri sera (24 novembre) la Stagione 2024-2025. Un’apertura coraggiosa, audace, la prima che vede Marco Betta soprintendente a tutti gli effetti dopo la sua riconferma, e l’ultima inaugurazione per il direttore musicale Omer Meir Wellber che ha voluto fortemente un’opera contemporanea: «Le grand Macabre» di Gyorgy Ligeti. Autore di riferimento dell’avanguardia musicale del secondo 900.
Wellber ha ritenuto di spiegare il senso dell’operazione: «Staremo insieme un’ora e mezza come in un asilo, in un gioco per bambini». Fischi, contestazioni, ma erano finti, come finta sarà la protesta inscenata dal coro che accerchia la platea. E per somma burla le contestazioni sono scritte nella partitura di Ligeti. Magari Wellber le ha enfatizzate, ma l’autore le aveva previste. Urla, grida e canto, difficile distinguere gli uni dagli altri. Ma questo è il bello di un’opera contemporanea. Si inizia con una sinfonia di clacson registrati su diverse tonalità. E poi dissonanze a profusione. Nekrotzar e lo zar della morte ed ecco la crudeltà del regime sovietico con le sue spie, con il controllo spietato degli ungheresi, come dei polacchi e di tutto l’Est. Ligeti fu profeta con quest’opera teatrale, solo che oggi è divenuta realtà. La morte, le guerre, il degrado politico e morale, i due politici che si insultano con un linguaggio che farebbe arrossire soldati di prima leva. Il mondo descritto dalla regista Barbora Horakova col massimo sarcasmo è fedele al pensiero di Ligeti.
Brava Barbora e bravi i cantanti sottoposti a una fatica scenica e vocale non facile d’affrontare. Il coro inneggia «Al nostro grande leader» e sempre nella storia torna il desiderio di avere l’uomo forte al comando. Se Wellber voleva dimostrare quanto sia cresciuta l’orchestra sotto la sua guida ci è riuscito. Si replica fino al primo dicembre.
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