C’era una volta e ora non c’è più: tranne i ricordi, niente esiste più di un istante e, spesso, più si diventa grandi, più si perde la capacità di «vedere». A volte, però, basta rimescolarla questa vita come il caffè nella tazzina, magari aggiungendo qualche sorriso… Tra ragione e sogno, (Dis)Incanto è un viaggio nell’immaginazione e nella poesia che ci permettono di attraversare la vita, senza restarne travolti. Lo spettacolo vede in scena i detenuti-attori della compagnia teatrale Evasioni della casa circondariale Pagliarelli Antonio Lorusso e giovedì 7 novembre alle 16, andrà in scena nel carcere palermitano, nell’ambito della programmazione del Prima Onda Fest. La drammaturgia e la regia di (Dis)Incanto è di Daniela Mangiacavallo, da anni impegnata con l’associazione di promozione sociale Baccanica, nel progetto della fondazione Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio), intitolato Per Aspera ad Astra; progetto finalizzato a portare il teatro in carcere, per contribuire al recupero dell’identità personale e alla risocializzazione dei detenuti. Giunto quest’anno alla sua sesta edizione, oggi Per Aspera ad Astra vede in rete quattordici istituti di pena italiani; capofila del progetto con la Compagnia della Fortezza, il carcere di Volterra, dove nel ’94 con il regista Armando Punzo è iniziata questa avventura. Per (Dis)Incanto al Pagliarelli insieme con gli attori-detenuti, in scena ci saranno anche le attrici, assistenti alla drammaturgia e alla regia Fabiola Arculeo, Oriana Billeci, Marzia Coniglio. Attrici, assistenti di scena Alba Sofia Vella e Antonella Sampino. Di Roberta Barraja, i costumi; assistente ai costumi Francesca Mandalà. Suoni e luci, Antonio Palazzolo. Fotografia, Danilo Tarantino e Chiara Lo Nardo. «(Dis)Incanto – dice la regista Daniela Mangiacavallo – riflette sulla capacità dell’uomo, oggi, di poter ancora provare “incanto”. Uno sguardo puro, un animo di bambino e la capacità di abbandonarsi alla fantasia e al sogno: queste le porte per accedere al bello e alla realtà più profonda e nascosta delle cose. Chi vuole vedere e conservare in sé l'incanto, come quello di Oberon che con il suo flauto fa ballare i bambini; o come lo splendore di una bimba seduta sul bordo delle nuvole a tessere una tela di filo d'argento, dovrà farlo prima che l’età adulta gli veli gli occhi. Perché a fare castelli in aria non sono i pazzi, ma gli eletti capaci di vederli davvero, quei castelli d'aria popolati di magiche creature. In un mondo che cambia e spaventa, pronto a inghiottirci, le favole sono una possibilità, una sorta di salvacondotto per attraversare la vita. È in quella fessura sottile tra ragione e sogno che la poesia sa guardare, anche quando ormai gli occhi sono ciechi». Un ringraziamento particolare per l’attenzione e la disponibilità messe in campo per il buon fine dell’iniziativa, va alla direttrice della Casa circondariale Pagliarelli Antonio Lorusso, Maria Luisa Malato; al comandante della polizia penitenziaria, Giuseppe Rizzo, e a tutti gli agenti, in particolare all’assistente capo Vincenzo Caruso, a tutta l’aria educativa, in particolare al Capo Area Rosaria Puleo e al Funzionario giuridico pedagogico Fgp Alba Petruso.