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A Palermo un documentario su Franco Scaldati: «Leggeva l’umanità attraverso la sua Albergheria»

La vita, le opere e i personaggi dell’artista siciliano, che hanno raccontato contraddizioni e folklore del quartiere attraverso la sua poetica

L’Albergheria e il suo illustre poeta e drammaturgo Franco Scaldati messi a nudo nel documentario Sdisanurati, co-prodotto da Igor Scalisi Palminteri e VediPalermo. La vita, le opere e i personaggi dell’artista siciliano, che hanno raccontato contraddizioni e folklore del quartiere attraverso la sua poetica e il metodo laboratoriale maturato negli anni, vengono approfondite da chi lo ha conosciuto e all’Albergheria vi abita e lavora.

Ricordi e racconti che arrivano allo spettatore che fa il pieno dell’arte del poeta palermitano, immerso nell’eredità lasciata da Scaldati in un racconto che intreccia suoni, immagini e voci. Il documentario mette in luce il rapporto fragile e complesso tra Palermo e i suoi figli illustri, interrogandosi sulla memoria collettiva della città e sul significativo impatto culturale e sociale, impronta ormai indelebile.

Lo spunto è il murales realizzato da Igor Scalisi Palminteri che, partendo da una fotografia dell’artista, lo ha raffigurato su uno dei muri decadenti del quartiere. «Siamo partiti da qui - ha spiegato il regista Antonio Macaluso - raccontando quello che intorno a lui si è manifestato e tutt’ora di manifesta. Il nostro è uno sguardo sulla città, vedere come l’Albergheria ha interagito con Franco Scaldati e viceversa».

«La sua eredità sono i suoi testi, la sua poetica e il metodo di lavoro - ha sottolineato Melino Impastato, autore teatrale e custode della poetica di Scaldati -: aveva creato un laboratorio permanente nei quartieri. Una delle esperienze più importanti della città: lui leggeva l’umanità attraverso il quartiere».

Per Scalisi Palminteri si tratta «dell’epifania di Scaldati, dall’idea del murale ci siamo accorti che bisognava approfondire ancora di più l’argomento. Oggi quello che conta è innescare processi di emancipazione nelle persone che vivono i quartier difficili della città: sono loro che devono prendere in mano le redini. Noi dobbiamo aiutarli a raccontarsi e a raccontare la loro storia, perché possano ripartire da questa e immaginare un futuro migliore per loro stessi».

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