«Il jazz nella sua marcia verso la rispettabilità ha significato prima sessualità, poi danze, infine musica». Con queste parole Francis Scott Fitzgerald definiva la musica jazz. L’unione di più arti sicuramente è ciò che ha stimolato e data vita al progetto discografico «8 Variations on Mailand», la creatura artistica nata grazie all’estro di Giuseppe Urso e Salvatore Bonafede con una nota di leggerezza danzante regalata dalla sensuale Rosa Bonanno.
Il progetto discografico verrà presentato ufficialmente all’interno delle attività extra eventi della Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group domani (domenica 19 novembre) alle 18.30 al Real Teatro Santa Cecilia, ad ingresso libero sino ad esaurimento posti. L’idea originale nasce dalla volontà di realizzare un duo piano/drums con la batteria in funzione solista che espone i temi principali ed è un omaggio alla storia del drumming dalle origini fino alla contemporaneità. Lo spettacolo si avvale anche di una performance parallela di danza contemporanea estemporanea che conferisce pathos e teatralità all’esibizione. Il lavoro nasce con un album di musiche originali prodotte da Urso da un’idea di Bonafede.
Con le musiche originali di entrambi i maestri, Urso racconta come realmente è nato il progetto perché chiamato da Salvatore che voleva registrare un suo brano il cui il pianoforte accompagnava la batteria, perciò entrambi sono co-leaders con un tocco femminile grazie alla danza, convergendo così in un trio stabile in perfetta armonia artistica.
Giuseppe Urso interviene sul progetto dichiarando che «insieme si è creata una bella sinergia con un feeling meraviglioso nato da compositori che si stimano tantissimo, tutto realizzato con molto semplicità visto che si tratta di prime takes, prime incisioni. Così nasce Otto Variazioni sulla Terra Ferma, 8 Variations on Mailand, appunto, con 9 brani tutti creati da una empatia comune, divenendo un tutt’uno e allo stesso tempo un crescendo. Per questo mi identifico in un viaggio, un percorso di uno spettacolo quasi teatrale».
«Personalmente - interviene Salvatore Bonafede - mi identifico in un tamburo. Per questo ho scritto questi temi proprio affinché i tamburi della batteria che sono diversi possano esprimere questa melodia ed io col pianoforte semplicemente accompagno. Il tamburo a mio parere ci riporta ad una dimensione africana. Negli eventi africani in generale la musica, la danza, il movimento, il ritmo sono un unico elemento. Nell’Africa antica, la parola musica, nel senso di singolo significato, non esisteva perché qualsiasi forma di arte che sia danza, suono, ritmo, armonia, teatro era davvero una sola esibizione, un solo elemento appunto, una comunione. Il progetto nasce da una frase di Giuseppe Verdi, “per andare avanti bisogna guardare indietro”. Il jazz nasce come musica ballabile. Negli anni 20 la gente andava proprio a danzare nelle cosiddette sale da ballo e per questo venivano chiamate le orchestre jazz e la gente al suono di quel jazz meraviglioso ballava senza tregua. Questo era il jazz».
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