Da Ottolenghi e Bertillon alle piattaforme criptate. L’investigazione diventa scienza nel nuovo volume del vice capo della Polizia di Stato, Vittorio Rizzi “Investigare 5.0”. La presentazione a Palermo, nel tardo pomeriggio di oggi (20 luglio), a palazzo Chiaramonte Steri. “La criminalità - spiega il numero due della Polizia di Stato - è diventata globale, transnazionale e digitale. Qualunque tipologia di reato non avviene solo sul mondo reale ma anche nel web, il dramma è che parliamo di crimini virtuali ma le vittime sono tragicamente reali”.
Edito da Piccin, il libro, è stato curato da Rizzi insieme alla professoressa Annamaria Giannini. Già adottato dalla cattedra di criminologia della Sapienza, è un manuale di criminalistica a tutti gli effetti. Dai sopralluoghi sulla scena del crimine al ruolo della genetica, della chimica e della balistica; dallo studio della psicologia delle vittime fino alle varie forme che assume oggi la criminalità organizzata.
“Si parla di diritti umani, si parla di vittime - spiega Rizzi - un’acquisizione della moderna criminologia che non guarda solo al reo ma guarda la vittima e i percorsi per salvaguardarla”. E ancora: approfondimenti sull’internazionalizzazione dei reati, sul controllo dei territori e sul giornalismo investigativo.
A moderare la presentazione palermitana del volume - che ha visto alternarsi sul tavolo di Palazzo Steri: Giuseppe Di Chiara, ordinario di diritto processuale penale presso il Dipartimento di Giurisprudenza; Gioacchino Lavanco, Direttore del Dipartimento di Scienze Psicologiche, oltre che dello stesso prefetto, Vittorio Rizzi - la giornalista Elvira Terranova.
“Il ricordo più profondo che ho - conclude il vice capo della Polizia - e che conserverò per sempre nella mia vita sono gli sguardi delle vittime nel momento in cui hanno avuto giustizia”. Il volume è infatti dedicato “a quelle vittime cui purtroppo non è stata data giustizia”.
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