Nei giorni scorsi è stata presentata da alcuni parlamentari regionali un’interrogazione all’Assessore dei Beni Culturali per conoscere quali “azioni concrete” fossero state intraprese o si intendesse intraprendere “per preservare i graffiti e le scritte lasciate dai prigionieri del Santo Uffizio dello Steri sulle mura delle carceri” a Palermo.
L’ateneo, in una nota, afferma di cogliere “con favore l’interesse manifestato nei confronti di questo sito, così importante e simbolico per la storia della nostra città di Palermo, al quale l’ateneo ha destinato una specifica e particolare attenzione fin dall’insediamento del rettore Massimo Midiri”.
Quest’ultimo ha infatti affidato una delega alla professoressa Giovanna Fiume, già docente dell’ateneo e studiosa esperta dei graffiti che occupano le pareti del carcere, come Consulente per la conservazione e la valorizzazione dei graffiti delle Carceri dello Steri.
A seguito delle segnalazioni di Fiume e del professor Paolo Inglese, direttore pro-tempore del SiMuA - Sistema Museale di Ateneo che cura la gestione degli spazi museali dell’ex Carcere della Santa Inquisizione, è stata ravvisata la necessità di avviare studi ed indagini finalizzati a valutare l’entità del degrado, le cause che lo hanno prodotto e i relativi rimedi. Le attività sono state condotte da un gruppo di lavoro formato da specialisti del settore, di cui fanno parte Mauro Matteini, già direttore dell’Opificio delle pietre dure e consulente scientifico dell’intervento di restauro dei manufatti nel 2008 e Giuliana Taglieri dell’università dell’Aquila.
Le indagini e le verifiche, condotte in accordo con i funzionari della Soprintendenza ai Beni culturali, recita la nota - hanno consentito di individuare l’entità e le cause dei degradi e di redigere un progetto pilota, volto a definire un protocollo d’intervento da estendere alle superfici dipinte del piano terra.
Le cause del degrado sono state ricondotte essenzialmente alla presenza di umidità di risalita in alcune murature, nonché alle significative variazioni dei parametri termo-igrometrici all’interno delle celle, mentre non sono stati ritenuti influenti i sistemi di illuminazione e il tenore di CO2 derivante anche dai flussi dei visitatori (regolamentati dal SI.MU.A.).
I lavori eseguiti con il progetto pilota, approvato dalla Soprintendenza di Palermo, hanno consentito di restaurare i dipinti della cella n.1 e di arrestare i fenomeni di degrado delle superfici dipinte del piano terra che presentavano le maggiori criticità.
Inoltre, al fine di stabilizzare le condizioni di temperatura e umidità relativa nei locali in cui sono presenti le pitture, è stato redatto un progetto di adeguamento e modifica dell’impianto di climatizzazione, approvato dalla Soprintendenza, i cui lavori sono in corso di esecuzione per essere completati entro il mese di ottobre. Le opere previste comprendono anche l’installazione di infissi automatici, che riducono le variazioni di umidità e temperatura determinate dai flussi d’aria provenienti dagli ambienti limitrofi alle celle. L’intervento pilota e l’adeguamento/modifica degli impianti di climatizzazione e del sistema di monitoraggio ambientale hanno comportato un investimento complessivo, interamente a carico del bilancio dell’ateneo, pari a circa 250 mila euro.
Gli interventi eseguiti con il progetto pilota hanno consentito di redigere un progetto esecutivo relativo ai lavori di manutenzione e restauro dei dipinti, disegni e graffiti del carcere dei Penitenziati delle celle del piano terra il cui costo complessivo è stimato in ulteriori 350 mila euro e che verranno eseguiti sotto la supervisione del Sistema Museale di Ateneo presieduto da Michelangelo Gruttadauria.
“Considerata l’importanza del sito per la Regione Siciliana, è intenzione del rettore nei prossimi giorni chiedere un incontro con l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana - conclude la nota -, che siamo certi non farà mancare il contributo dell’amministrazione regionale per la salvaguardia di questo importante sito storico-architettonico”.
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