Un nuovo progetto di arte urbana e le difese-scuse del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi animano il pomeriggio di Palazzo Branciforte a Palermo. Dove questo pomeriggio l’artista Davide Puma ha presentato Manifesto. Amore a cielo aperto, progetto ideato da Stefania Morici con Rino Alessi, che durerà fino al 16 luglio. Quattordici giorni come uno spazio temporale abituale di una campagna pubblicitaria che sarà proprio il fulcro della visione di Puma: l’artista ha infatti realizzato cinque affiches che i palermitani vedranno in giro per la città lì dove fino ai giorni scorsi c’erano pubblicità di ogni sorta. Personaggi poetici, accostati a frasi e concetti importanti che nascono anche prima delle immagini e che si intrufoleranno nel quotidiano di Palermo in un trionfo della natura sugli spazi della città. La sua forza viene resa straordinaria in un pianeta attualmente attraversato da una grave crisi globale. Una sezione di quattro lavori sarà invece esposta tra Palazzo Branciforte, sede della Fondazione Sicilia, e il Grand Hotel et des Palmes: «In questi anni la Fondazione Sicilia si è consolidata come punto di riferimento per i dialoghi - afferma il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore - tra artisti e operatori della cultura. Manifesto. Amore a cielo aperto a cura di Stefania Morici, è una prova di come un linguaggio innovativo, anche dissacrante, possa contenere il mondo immaginifico di Davide Puma e l'idea della condivisione attraverso la città». «Manifesto. Amore a cielo aperto è nato dalla voglia di trasmettere messaggi di energia pura e bellezza – spiega Davide Puma -. Da anni ho scelto un certo tipo di percorso che va ad approfondire il senso più alto della vita e con Stefania Morici ci siamo trovati a metà strada scegliendo un forte mezzo di comunicazione come i manifesti e immagini positive che meravigliassero chi le guarda». Alla presentazione anche il famoso critico d’arte e sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che ha parlato a margine difendendosi dalle accuse mosse dopo il suo intervento al Maxxi di Roma, definito sessista e volgare: «Il mio intervento ha determinato tanta attenzione quanta ne ha determinata Sanremo, dove Fedez e Rosa Chemical hanno fatto qualcosa che dava un esempio a 10 milioni di persone molto più prepotente delle 300 persone a cui parlavo del mio cancro». Sgarbi rivendica la sua posizione di mera «spalla» di Morgan, vero protagonista della serata, in una «dimensione tipo tre amici al bar - sottolinea - che raccontano delle cose stimolato da domande. Da ora in avanti ci penserò». E sulle possibile offese risponde: « «Allora uno non deve fare più niente, io non volevo offendere nessuno, ho parlato del mio cancro e della mia attività da libertino. Ne ho parlato da artista e avendo una simpatia metaforica e allegorica per il Don Giovanni di Mozart. Mi posso scusare per aver risposto ad una domanda che però non aveva intenzione di offendere nessuno». E cita la famosa scena tra Roberto Benigni e Raffaella Carrà sul palco della trasmissione Fantastico del 1991: «Allora cosa dovremmo dire di Benigni che cerca di aggredire la Carrà e le dice 50 parolacce per significare l’organo femminile». Per Sgarbi, tutto ha inizio, per un gioco del destino, proprio dalla Sicilia, quando «abbiamo dato la laurea honoris causa a Houellebecq alla Kore di Enna - incalza Sgarbi - lui dice che da giovani abbiamo un solo organo, poi a 60 anni scopriamo il pancreas il colon e la prostata. Ecco, io ho citato letteralmente le sue frasi dette nella sua orazione. Ora, anche lì eravamo in una accademia. Ho risposto ad una domanda con una prevalenza del mio privato sopra la mia fusone pubblica, di questo mi scuso ma non ho detto nulla contro nessuno».