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Alexandra non sopportava il caldo siciliano: le lettere dello scrittore del Gattopardo con la moglie

Tomasi di Lampedusa inizia a scrivere il romanzo quasi per sfida, quando si accorge che i suoi tre cugini si danno da fare, e con successo, in campo artistico

Tomasi di Lampedusa e Alexandra Wolff

«Un matrimonio epistolare» di Caterina Cardona (1949), giornalista di lunga esperienza in ambito culturale, è un libro sui coniugi Lampedusa: Giuseppe Tomasi, autore del Gattopardo, e sua moglie, la baronessa e nota psicoanalista Alexandra Wolff von Stomersee, detta Licy, che contribuì a introdurre Freud in Italia.

Il libro passa in rassegna molte delle lettere che i due si scambiarono nel tempo; un carteggio che disegna un ritratto sia di Giuseppe, nobile siciliano, colto, grande lettore, poliglotta e goloso di cremolato di fragole e crema, sia della consorte, nobildonna baltica che viveva in un castello da fiaba in terra di Lettonia. I due si sposarono nel 1932. La corrispondenza attraversa un periodo che va dal 1932 al 1943. I Lampedusa trascorsero lunghi periodi lontani, Giuseppe nell’adorata casa di Palermo, lei nel castello lettone di Stomersee.

Alessandra non sopportava il caldo siciliano. Giuseppe e Alexandra si scrivevano in francese. Lui non usava parole di affetto se non nell’intestazione o nel congedo e Alessandra anche era austera. Nelle lettere parlano di soldi, tasse, parenti, amici, letture, pranzi e di cani, che entrambi adorano. Giuseppe le racconta di Crab, cocker nero che divora pasta e broccoli a colazione: «Il nostro Piccolo mangia magnificamente ed è grasso e grosso». Il sabato a Crab «viene comprata della carne che divora fino al lunedì. Ogni tanto ha qualche pesciolino».

In «Un matrimonio epistolare» veniamo a conoscenza anche di una lettera che Tomasi di Lampedusa indirizza al suo migliore amico Guido. Nell’epistola lo scrittore spiega i motivi che portarono alla nascita del Gattopardo. Tomasi di Lampedusa inizia a scrivere il romanzo quasi per sfida, quando si accorge che i suoi tre cugini si danno da fare, e con successo, in campo artistico. Uno di questi parenti è il poeta Lucio Piccolo, apprezzato da Montale. Tomasi di Lampedusa rivela candidamente: «Benché io voglia molto bene a questi cugini debbo confessare che mi sono sentito pungere sul vivo: avevo la certezza matematica di non essere più fesso di loro. Cosicché mi son seduto a tavolino ed ho scritto un romanzo: per meglio dire tre lunghe novelle collegate tra loro».

«Un matrimonio epistolare» era già stato pubblicato da Sellerio nel 1987 ed è ora riproposto in una nuova edizione accresciuta, nella collana «La memoria».

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