Gabriele Ferro sul podio dell' Orchestra del Teatro Massimo di Palermo e con il Coro del Massimo (maestro del coro Salvatore Punturo) dirige domani (domenica 26 marzo) alle 20,30 la Sinfonia numero 8 e la Messa numero 2 in sol maggiore di Schubert e l’Ottava Sinfonia di Beethoven, con la partecipazione solistica del soprano Maria Francesca Mazzara, del tenore Valerio Borgioni e del basso Eugenio Di Lieto.
Direttore stabile della Sinfonica Siciliana, direttore principale dell’Orchestra della Rai di Roma, Generalmusikdirektor dello Stuttgard Staatstheather, direttore principale dell’orchestra del Teatro Massimo, dal 2014 al 2019 direttore musicale al Massimo e dal 2020 direttore onorario a vita, Ferro ha svolto la sua intensa attività con i Wiener e i Bamberger Symphoniker, le orchestre della Suisse Romande, di Radio France, nei teatri della Fenice di Venezia, della Scala di Milano,dell' Opera di Roma e a Parigi, Amsterdam, Ginevra, Monaco, Chicago, Berlino, Madrid, San Francisco, Londra, Tel Aviv e in tournée in Giappone.
La schubertiana Sinfonia in si minore Incompiuta, che apre il concerto, ha avuto soltanto il 17 dicembre 1865 a Vienna la prima esecuzione diretta da Johann Herbeck il quale, informato che Anselm Hüttenbrenner aveva il manoscritto, si recò a trovarlo e con enorme fatica riuscì a venirne in possesso. Il primo movimento al quale Schubert aveva cominciato a dedicarsi nell’ottobre del 1822, «scaturisce da una profondità insondabile» con un primo tema pervaso di malinconia e da esplosioni di disperazione che si stemperano nell' innocenza del secondo.
Il movimento successivo, Andante, con l'aggiunta poi di «con moto», è caratterizzato dai contrasti dinamici di forte e piano e alterna gruppi melodici più o meno ampi in un clima tra denso pathos e raccolto lirismo. È soltanto appena abbozzato lo Scherzo. Composta nel breve arco di tempo tra il 2 e il 7 marzo 1815, la Messa di Schubert per soli, coro, archi e organo ha largo respiro nel Kyrie con il Gloria tradizionale, corale il Credo di forma propriamente strumentale. Al Sanctus maestoso segue l’Hosanna in stile fugato, di carattere pastorale il Benedictus e dai tratti di commovente delicatezza l' Agnus Dei.
La Sinfonia in fa maggiore, ad epilogo del programma, impegna Beethoven nel 1812 e in particolare nel periodo in cui per disturbi all’apparato digerente il compositore si era recato in luoghi di cura della Boemia. La freschezza con cui si apre l' Allegro vivace e con brio, che lascia adito anche a momenti di meditativa cantabilità , ha poi nell’Allegretto scherzando una linea aggraziata ma con intenti parodistici e serio e compassato risulta il Minuetto per sfociare nel finale, Allegro vivace, in un epilogo espansivo e lieto. (*SPA*)
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia