Le sue modelle si sono trasformate da bambole statiche in protagoniste dell’immagine: Richard Avedon ama profondamente il bianco e nero, ma riesce a declinarlo in una miriade di sfumature, creando un non-colore.
Dopo avere affascinato 75 mila visitatori a Palazzo Reale a Milano, i cento scatti che compongono la mostra Richard Avedon. Relationships, prodotta e organizzata da Skira Editore e da Civita, arrivano dal 7 aprile alla Gam di Palermo, dove resteranno fino al 30 luglio. E segnano il ritorno alla vita della Galleria d’arte moderna che, dopo aver ospitato grandi esposizioni, anche di fotografia (si pensi a Ferdinando Scianna, Steve McCurry, Henri Cartier-Bresson), si era addormentata in silenzio, tra luci che non funzionavano, polvere e abbandono. La mostra di Avedon segna quindi la ripresa di uno dei musei della città.
La mostra ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera del fotografo e ritrattista statunitense attraverso 106 immagini, provenienti dalla collezione del Center for creative photography (Ccp) di Tucson e dalla Richard Avedon foundation. Il percorso è costruito attorno alle due cifre più caratteristiche della sua ricerca, le fotografie di moda e i ritratti, ed è suddiviso in dieci sezioni. L’ultimo focus sullo stilista che più ha creduto in Avedon all’inizio, Gianni Versace, tanto che Donatella Versace è intervenuta all’inaugurazione della mostra milanese, ricordando commossa il rapporto che legava il fotografo e lo stilista. Avedon, scomparso nel 2004, se da un lato ha rivoluzionato il modo di fotografare le modelle, dall’altro, ha cambiato profondamente il ritratto delle celebrità, interiorizzandolo al massimo.
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