Esce di scena una delle grandi firme del teatro italiano che ha fatto il giro di tutto il mondo. Si è spento nella notte a Milano Filippo Crivelli, a marzo avrebbe compiuto 93 anni e a luglio, a Napoli, avrebbe dovuto curare la regia del Barbiere di Siviglia, riproponendolo nella versione da lui diretta anni fa, sempre al San Carlo. Nella sua lunga ed eclettica carriera ha diretto opere di prosa, liriche, musical e operette. Tra i numerosi riconoscimenti, l'Ambrogino d’oro.
Il suo congedo, con i ringraziamenti a chi si è preso cura di lui, è apparso stamane sul suo profilo Facebook. «(Buon)giorno a tutti. Questo è il mio ultimo saluto - seppur per interposta nipote Giulia (considerate lei responsabile della scelta delle parole!) - si legge -. Non sono più con voi su questa terra, l’ho lasciata in silenzio e serenità, credetemi. Starò bene, i miei gatti staranno bene».
Nato a Milano nel 1928, Crivelli, soprannominato Pippo, si è iscritto al liceo Parini, e poi a Lettere alla Statale. In contemporanea ha portato avanti anche gli studi di pianoforte. Nel 1953, dopo aver diretto uno spettacolo di beneficienza al Piccolo Teatro, decise di abbandonare università e conservatorio e darsi al teatro vero. Così è iniziato il suo percorso artistico formandosi alla scuola di grandi nomi: ha lavorato come assistente alla regia alla Scala con Tatjana Pavlova e Franco Zeffirelli e in teatro con Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni. Un inizio «privilegiatissimo - ha ammesso in una intervista ad Anna Crespi -. Sono stato introdotto nel posto giusto, e mentre lavoravo in palcoscenico vedevo in platea Victor De Sabata con Arturo Toscanini, Wally Toscanini con Orio Vergani, e tanti altri personaggi attenti a seguire le prove».
La sua prima regia d’opera è stata la Bohème al Carlo Felice di Genova nel 1958, la prima alla Scala La finta giardiniera nel 1970, ma il suo lavoro è andato in scena in tutti i più grandi teatri del mondo. Ha curato il balletto Excelsior con Carla Fracci, ha avuto un lungo sodalizio con Milva a cominciare dal Diario dell’assassinata alla Scala fino al Live al teatro parigino Bouffes du Nord, che ha segnato l’inizio della sua collaborazione con Astor Piazzolla, a cui è seguita la tournée in mezzo mondo. Ha lavorato con Maria Callas, con Renata Tebaldi, con Alfredo Kraus, Di Stefano, con Valentina Cortese, che gli fece conoscere Giorgio Strehler, e persino con Renato Guttuso quando nel 1963 per il 150enario verdiano ha allestito al Regio di Parma Luisa Miller, Un giorno di Regno e Macbeth con scene e costumi appositamente creati dal pittore di Bagheria.
Il suo repertorio include centinaia di titoli, tra i quali Milanin Milanon nelle sue 5 edizioni, Bella Ciao e l’Orestea di Gibellina di Emilio Isgrò. La sua umanità è testimoniata dalle parole di chi l’ha conosciuto e ha lavorato con lui. «Alcuni dei ricordi di palcoscenico più belli li debbo a Filippo Crivelli», ha scritto sui social il tenore Francesco Meli. «Ti ringrazio perché non mi hai solo insegnato: mi hai voluto bene. Addio», ha twittato il baritono Alfonso Antoniozzi.
Anche la Fondazione Teatro Massimo di Palermo ricorda il regista milanese con il quale ha condiviso una parte importante del suo percorso artistico e professionale. La Fondazione in una nota ne ricorda lo sguardo lucido, intelligente e arguto nel dirigere le tante opere che hanno segnato il suo sodalizio con Palermo. A partire dal 1958 quando fu assistente di Zeffirelli per Norma, per poi firmare la regia del ballo Excelsior, di Falstaff, Don Giovanni, Le allegre comari di Windsor, Maria di Buenos Aires di Piazzolla. Tra le sue regie anche La fille du régiment, con scene e costumi di Franco Zeffirelli, lo spettacolo più longevo e amato del Teatro Massimo di Palermo che ha entusiasmato e commosso generazioni di spettatori e ha girato tutto il mondo.
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