Non l'Ellade apollinea, ma il suo risvolto più violento e dionisiaco, rivisitato agli albori del Secolo Breve nella Mitteleuropa della Secessione, di Klimt e di Freud. È questa l'atmosfera, questa la dimensione febbrile e ipnotica in cui s'inscrive la partitura di "Elektra", eine act che segnò l'esordio della collaborazione tra Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal, inaugurata proprio con la trasposizione in musica dell'omonima tragedia del drammaturgo viennese.
Venerdì 28 gennaio alle ore 21 e sabato 29 alle ore 17.30, al Teatro Politeama Garibaldi, l'opus 58 del catalogo straussiano verrà eseguito dall'Orchestra Sinfonica Siciliana, che lo aveva già affrontato nel 2009. Merito della direttrice artistica Gianna Fratta è di avere riportato in cartellone - nell'ambito di una stagione peraltro straordinariamente variegata e stimolante per ospiti e programmi - il grande repertorio operistico, selezionando opportunamente uno dei titoli del teatro musicale che, per organico e orchestrazione, più si presta a valorizzare un'istituzione sinfonica di alto rango qual è certamente la Foss.
La nuova produzione di "Elektra", che sarà proposta in forma di concerto e in lingua originale con sopratitoli in italiano, è stata configurata intorno ad una compagnia internazionale di specialisti di chiara fama, a partire dal maestro Marcus Bosch, pluripremiato direttore d'orchestra e insigne docente di origine tedesco-brasiliana. Di rilievo altresì il cast vocale che schiera nomi di spicco, quali il soprano bulgaro Diana Gouglina, tra le più acclamate interpreti dell'impervio title role, il mezzosoprano israeliano Dalia Schaechter nelle vesti di Clitennestra, il soprano belga Tineke Van Ingelgem in quelle di Crisotemide, mentre due artisti spagnoli, il tenore Javier Tomé e il baritono Rubén Amoretti interpreteranno rispettivamente Egisto e Oreste. Nelle parti di fianco, Alessandro Guerzoni sosterrà il ruolo del precettore di Oreste, Veronica Giordano quelli della confidente e della sorvegliante; Elisa Barrale sarà l'ancella dello strascico e la quarta ancella, Rosolino Cardile un giovane servo, Lino Galioto un vecchio servo. E ancora Alessia Sparacio, Claudia Ceraulo, Lorena Scarlata, Claire Coolen come prima, seconda, terza e quinta ancella.
In quest'atto unico, ambientato nella reggia degli Atridi a Micene, si esplora un'umanità violenta sotto «il cielo misterioso e fatale della Grecia preclassica», come scrive Giulio Confalonieri. Dopo il grande successo riportato nel 1905 con "Salome", direttamente tratta dall'originale di Oscar Wilde, l'anno successivo Richard Strauss è alla ricerca di un nuovo soggetto di forte impatto, obiettivo ambizioso che catalizzare appunto l'incontro con Hofmannsthal, dando inizio ad una delle più fruttuose collaborazioni della storia del teatro musicale. La scelta del compositore bavarese cade infatti su "Elektra", rivisitazione della tragedia di Sofocle, riscritta da Hofmannsthal per le scene tedesche, spettacolo che Strauss aveva visto a Berlino nel 1903 con Gertrud Eysoldt, la stessa attrice protagonista di "Salome".
Nonostante la differente formazione culturale, il sodalizio con il poeta, drammaturgo e saggista viennese, di fede cattolica e più giovane di Strauss di circa dieci anni, sarebbe stata intensa, fruttuosa è quasi esclusiva per quasi trent'anni, siglando insieme capolavori come "Der Rosenkavalier" (1911), "Ariadne auf Naxos" (1912), "Die Frau ohne Schatten" (1919), "Die ägyptische Helena" (1928) e "Arabella" (1933).
Hofmannsthal ripercorre a grandi linee il plot sofocleo, ma profonda è l'innovazione con cui delinea l'interpretazione dei fatti e dei sogni dei personaggi, la cui psicologia risulta rimodulata attraverso le acquisizioni della sorgente scuola freudiana. Come è stato scritto, Elektra - al pari e più della Brünnhilde wagneriana - diventa un caso di "fissazione paterna" e la sua ossessiva febbre di sangue e vendetta trascende la determinazione dell'eroina sofoclea.
Siamo di fronte ad un'interpretazione moderna di un mito antico, che viene rispettato e al tempo stesso reinterpretato tratteggiando psicologie inquietanti. È un'immagine della Grecia che azzera quella del paradiso aureo finora tramandata, per delineare un paesaggio barbarico.
Se il plot riprende Sofocle, di fatto se ne distanzia. Elettra, come Oreste e Crisotemide, è figlia di Agamennone, ucciso a tradimento al suo ritorno in patria dopo l'esito vittorioso della guerra di Troia. La coppia assassina - la moglie Clitennestra e l'amante Egisto - esiliano Oreste, mentre le due sorelle, malviste a corte, esprimono personalità del tutto opposte: tanto la prudente e femminile Crisotemide è animata dalla speranza di potere costruire il proprio futuro di sposa e madre, tanto l'audace ma fragile Elettra è spezzata dal dolore da vivere al punto da coltivare ossessivamente il progetto di vendicare il padre. Questa è anche la missione del predestinato Oreste, che fa diffondere la falsa notizia della propria morte per infiltrarsi anonimamente nella reggia micenea e uccidere i fedifraghi. E mentre il fratello dovrà affrontare i demoni della vendetta, il destino di Elettra si compie subito nella morte che la coglie mentre, ebbra di gioia per il matricidio, si scatena in una folle danza: una situazione, non la sola, che richiama per affinità la drammaturgia di "Salome".
La partitura di Strauss esalta questa lettura parossistica e - al fine di ottenere sempre nuovi e più monumentali effetti sonori - amplia l'organico orchestrale e si spinge al limite dell'atonalità per rendere l'anima esacerbata dei personaggi, facendo leva sulla sua straordinaria preparazione tecnica e lasciando presagire orientamenti musicali innovativi. Composta in meno di due anni e rappresentata per la prima volta al Königliches Opernhaus di Dresda il 25 gennaio 1909, diretta da Ernst von Schuch, "Elektra" venne salutata un successo di stima e presto oscurata dal trionfo del "Rosenkavalier". Sarebbe rientrata in repertorio solo negli anni Trenta, restituendo alle scene un capolavoro di inusitata potenza e provocante genialità, legato a "Salome" da tante similitudini, che suscitarono allora perplessità nello stesso Strauss, mentre oggi ci inducono a considerare le due opere come gemelle e complementari.
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