Il Festino di Santa Rosalia visto nei suoi diversi aspetti, quello religioso e quello laico, legato alla convivialità. È intitolata Rosa Fulgida la mostra fotografica che si terrà presso il complesso monumentale dello Spasimo, a Palermo, e che sarà inaugurata sabato.
Il Festino è la festa dei palermitani, della loro mente, dell’espressione della loro creatività e devozione, in un percorso di ricerca delle radici e di riappropriazione dell’identità. Le immagini fotografiche hanno lo scopo di individuare le costanti che lo caratterizzano. Ed è per questo che sia le riprese dell’aspetto religioso che quelle realizzate nei momenti collaterali, rappresentano i palermitani come i veri artefici e protagonisti. Del resto, è risaputo che le espressioni di religiosità popolare, e le sue derivate azioni a margine, sono una chiave privilegiata per capire a fondo la cultura di un popolo, nonché le radici della sua tradizione. I reportage fotografici realizzati hanno anche un approccio antropologico nella complessità di questo evento, in cui è possibile leggere in filigrana la natura dei sentimenti, delle relazioni sociali, delle azioni dei partecipanti. L’insieme delle foto in cui si osserva la gente sul sagrato della cattedrale, le insegne delle confraternite, l’uscita della Vara, i volti dei portatori, la meraviglia dei turisti, l’ansia dei fedeli, contribuiscono a dare un quadro d’intenso coinvolgimento verso l’evento. Ed è in tutto ciò che possiamo leggere i segni di una collettività: lo spazio come materializzazione dei rapporti sociali, la festa come luogo di coesistenza fra umili e potenti, i simboli dell’appartenenza e altro ancora. I reportage realizzati in diverse edizioni, e da diverse mani, dal 1995 al 2019, mostrano dei punti di contatto con l’antropologia visiva. Ma è necessario dire che il punto di partenza è diverso, poiché la spinta verso questa ricerca nasce da un interesse per la realtà visiva originale e il desiderio e la consapevolezza che pur nella documentazione si realizza una personale interpretazione. La fotografia, come ogni altro strumento di comunicazione, non è, né può essere, neutrale. Può anche essere un documento, ma non sarà mai oggettiva: è sempre e soltanto un punto di vista. Come tutti i punti di vista, però, può contribuire a costruire la storia, in questo caso di una tradizione. Così, esulando da un approccio nostalgico che imbalsama la tradizione, la mostra vuole volgere lo sguardo alla tradizione che persiste nella modernità.
La mostra sarà inaugurata sabato alle 18 e sarà visitabile fino al 24 luglio. Orari di apertura: dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18. Autori Michele Di Leonardo, Leda Terrana, Massimiliano Gaglio, Lorella Aiosa, Salvo Valenti e Chandra Giudice.
Caricamento commenti
Commenta la notizia