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Non solo mafia, c'è anche l'amore negli scatti di Letizia Battaglia: in mostra a Palermo

Non ci sono soltanto immagini di delitti di mafia, scorci del degrado delle città, politici sotto processo, nell’archivio della reporter palermitana Letizia Battaglia. Dalle migliaia di stampe catalogate emerge «anche un’inaspettata quantità di lavori intimi e poetici, tracce di un’incredibile umanità. Vite di persone lontane ormai nel tempo e molte disperse nello spazio, vite che hanno certamente amato», affermano gli organizzatori della mostra «Minime d’amore a cura di Agata Polizzi», che si potrà visitare nella galleria d’Arte di Francesco Pantaleone, in corso Vittorio Emanuele 303, a Palermo, dal 15 dicembre al 14 febbraio.

Per oggi, 13 dicembre, è invece prevista un'anteprima. L’esposizione declina l’amore nelle sue varie sfaccettature. «Non è solo la relazione complessa tra due individui, ma contempla una concentrazione ben più grande di relazioni, intensità e consapevolezze», spiegano i curatori. E chiariscono: «Abbiamo deciso di provare a illustrare la potenza di queste relazioni, le varie sfaccettature di uno stesso sentimento, l'alchimia di uno sguardo tra due innamorati, la dolcezza del bacio di una madre, la fedeltà di un animale al suo umano, il narcisismo, l’altalena infinita dell’abbandono - prosegue Polizzi -. L’umanità di Battaglia è colta nell’autenticità del sentimento amoroso, i suoi occhi hanno visto l’arcobaleno delle emozioni». Ecco che si dipana una carrellata di foto che hanno anche segnato la storia di un’epoca.

«C'è così l’amore per la dignità di Felicia Bartolotta madre di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, che soffoca il dolore, nella ricerca della verità, c'è un bambino in viaggio con la fantasia, stretto al suo amico immaginario, c'è la passione di due amanti che nella loro potenza non sanno di assomigliare a due divinità arcaiche. Su tutto c'è l’amore di Letizia per la bellezza che, attraversando il suo occhio d’artista, si tuffa nell’immagine e la rende irripetibile», sostiene la curatrice della mostra. Battaglia inizia la sua carriera nel 1969 collaborando con il giornale palermitano L’Ora. Nel 1970 si trasferisce a Milano dove incomincia a fotografare collaborando con varie testate. Nel 1974 ritorna a Palermo e crea, con Franco Zecchin, l’agenzia "Informazione fotografica», frequentata da Josef Koudelka e Ferdinando Scianna. Nel 1974 si trova a documentare l’inizio della guerra di mafia scattando foto dei delitti. Il suo archivio racconta l’egemonia del clan dei Corleonesi. Sono suoi gli scatti all’hotel Zagarella che ritraggono gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti e che furono acquisiti agli atti per il processo. Il 6 gennaio 1980 è la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui viene assassinato Piersanti Mattarella.

Nello stesso anno un suo scatto della «bambina con il pallone» nel quartiere palermitano della Cala fa il giro del mondo. Nel 2017 inaugura a Palermo all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa il Centro Internazionale di Fotografia da lei diretto, metà museo, metà scuola di fotografia e galleria.

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