Il senso dell’artisticamente bello sotto gli occhi di tutti. Torna all’originario splendore la chiesa Madre di Valledolmo, piccolo centro nel cuore della Sicilia, interessata per oltre sei mesi da interventi di restyling. La riapertura del principale luogo di culto valledolmese è fissata ufficialmente per sabato alle 18 quando il vescovo di Cefalù Giuseppe Marciante presiederà la celebrazione eucaristica nella vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione. E’ propria alla Vergine Maria, che i cristiani per dogma credono preservata ed immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, è dedicata la chiesa Madre. Una devozione che risale al XVII secolo quando su iniziativa della contessa Cristina Cutelli, messasi a capo di un comitato d’onore, fece costruire l’antico edificio sacro in stile romanico-barocco leggero ad un’unica navata. I recenti lavori, il cui importo complessivo finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana ammonta a 479 mila euro, sono stati effettuati dalla ditta “FI.MI.srl” di Casteldaccia con il placet della Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Palermo. Hanno riguardato il restauro conservativo e il rifacimento delle coperture, nonché la manutenzione straordinaria della facciata principale, oggi riproposta fedelmente, con pietrame a faccia vista, così come era nel giorno della sua edificazione. “Abbiamo attuato un intervento meno invasivo possibile, invece, per le coperture – afferma l’architetto Orazio Amata, progettista e direttore dei lavori -; il nuovo tavolame e tutte le opere lignee esistenti sono state interessate da un trattamento antiparassitario e anti tarme al fine di migliorarne e preservare la conservazione nel tempo. Il manto di copertura, sotto il quale è stato collocato un sottostrato di barriera al vapore impermeabilizzante e lastra ondulata bituminosa, - prosegue il professionista - è stato realizzato in coppi siciliani identici a quelli esistenti i quali, per quanto possibile, sono stati cerniti e riutilizzati”. Quello appena conclusosi è il quarto intervento in 264 anni di storia dell’antico edificio sacro benedetto nel 1755. Il primo venne ordinato il 24 novembre 1938 dall’allora potestà Luigi Barone all’arciprete Carlo Di Maria a seguito di un ordinamento che prevedeva l’attuazione identica del decoro delle facciate e in linea con il pensiero politico del tempo. Un’operazione, in pratica, inversamente proporzionale alle procedure attualmente adottate dove i decori sono l’esaltazione delle vecchie tessiture, al fine di risalire alla loro storicità. Prospetto principale e coperture dell’edificio sacro furono oggetto di un secondo intervento effettuato nel 1987 quando nell’ambito di un progetto finanziato dalla Regione per i lavori di restauro e sistemazione della sacrestia dell’annesso oratorio, si rese necessaria una perizia di variante a causa di “un imminente pericolo crollo della copertura”. Seguì un terzo intervento realizzato con un cantiere scuola che interessò, oltre la scalinata semiesagonale di selce, anche le facciate. Pure non cambiando forma al manufatto, alterarono però pesantemente la sua finitura originaria in pietra a vista. Soddisfatto il parroco di Valledolmo, don Sandro Orlando, che vede nel restaurato edificio il segno del riscatto della fede di un popolo fortemente devoto a Maria, Madre di Dio. “I cristiani da sempre sentono nella chiesa uno spazio per la comunità - afferma don Sandro -, un luogo privilegiato dove svolgere la funzione contemplativa e catechetica, dove immergersi nella preghiera per vivere al meglio il loro intimo rapporto con Dio. Per questo – prosegue il parroco - il luogo sacro deve essere sempre accogliente, bello e luminoso, perché è lì che il credente, sentendosi spiritualmente a proprio agio, possa godere, attraverso la bellezza dell’arte umana, la presenza e l’immensità di Dio”. L’attuale restyling costituisce un primo stralcio di interventi a cui, presto ne seguirà un altro, finanziato dalla Cei, e che interesserà il prospetto laterale del sacro tempio e specificatamente quello degli annessi locali della canonica e dell’oratorio. Antonello Zimbardo