Palermo

Martedì 26 Novembre 2024

Ambientata nel 2070, al Massimo di Palermo una Turandot in versione futuristica

Una "Turandot" del futuro, per l'inaugurazione della stagione 2019 del Teatro Massimo di Palermo, in scena da sabato. Ambientata nel 2070, in una Pechino coloratissima, che sposta nel futuro la fiaba di Carlo Gozzi, che diventò il libretto per l'ultima, incompiuta opera di Puccini. La regia è firmata da Fabio Cherstich, con scene, video e costumi dei videomaker russi AES+F. Gli artisti russi hanno scatenato la fantasia e presentano tante Turandot simboliche, e giardini e fiori, facendo riferimento alla tradizione orientale. Forse siamo di fronte a un connubio tra il canto dell'ultimo Puccini, e il cinema. Sull'opera incompiuta si è scritto molto, l'autore di Lucca aveva avuto più di quattro anni per portarla a termine, ma si era fermato a un passo dal finale. Poi un cancro alla gola lo fermò e morì a Bruxelles, dopo un'operazione. Ma aveva con sé 36 fogli di appunti per il finale che non scrisse mai. Seguendo le indicazioni del maestro, lo farà il suo migliore allievo, Franco Alfano. La cifra dell'allestimento, presentato in conferenza stampa dal sovrintendente Francesco Giambrone, è data dal lavoro dei videomaker AES+F, con i costumi che definiscono i personaggi. La schiava Liù, in scena Valeria Sepe, veste i panni di una crocerossina, mentre il principe Calaf, che sfida la gelida Turandot, il tenore Brian Jadge, sarà piuttosto simile a Rambo, dunque un sopravvissuto, in cerca di asilo politico. E Calaf in realtà è un esiliato, con il padre Timur ha perso il suo regno e ora chiede in sposa Turandot, figlia dell'imperatore della Cina, interpretata dal soprano ucraino Tatiana Melnychenko. Sul podio Gabriele Ferro, che tra i due finali scritti da Alfano ha scelto quello eseguito da Toscanini, e si è concentrato sul perfetto equilibrio tra una partitura modernissima e la melodia inconfondibile del maestro di Lucca. Ma tra le novità della serata inaugurale la prima è certamente l'antico sipario dipinto da Giuseppe Sciuti, che torna al suo splendore dopo più di 40 anni, restaurato dalle maestranze del Massimo, e sponsorizzato da Volotea.

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