Quando la vita incontra la morte, una marmellata d’arancia diventa salvezza, come il racconto del vissuto. Così approda sul palcoscenico dei teatri italiani "L’abisso", la narrazione degli approdi dei migranti a Lampedusa, visti con gli occhi del palermitano Davide Enia. Lampedusa, gli anni 2000 e ciò che accade in mezzo al mare. Le voci narranti sono quelle di chi vive ogni giorno con la tragedia e la speranza: l’accoglienza, i salvataggi nel mare in tempesta, i morti che galleggiano e le sepolture in attesa di un nome. Enia, prendendo spunto da ciò che i suoi occhi hanno visto e le orecchie sentito sull’isola delle Pelagie, mette in scena i suo “Appunti per un naufragio”, il libro edito da Sellerio in cui racconta il suo vissuto. In un mix in cui i legami familiari con il padre e lo zio morente si intessono incrociandosi con le storie dei migranti, un cerchio si chiude per una serie di circostanze di vita. E fra una fotografia che raccoglie gli attimi lampedusani e il palpabile pathos del monologo, viene fuori l’oggi con tutte le sue contraddizioni. Anche se l’Europa, come chiosa l’attore in chiusura, è frutto di un viaggio della speranza. Lo spettacolo L’abisso è di e con Davide Enia, le musiche sono composte da Giulio Barocchieri per una produzione Teatro di Roma, Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo, Accademia Peruta, Romagna Teatri.