PALERMO. Palermo rivive il clima della Belle epoque con il ritorno del ritratto di Franca Florio. L'opera di Giovanni Boldini sarà esposta dal 17 marzo al 20 maggio a Villa Zito, uno dei luoghi dove donna Franca ha trascorso giornate di socialità mondana. La mostra, promossa dalla Fondazione Sicilia, rientra tra le iniziative di Palermo capitale italiana della cultura 2018.
Le vicende del dipinto sono state travagliate. Dopo due versioni, la terza fu completata nel 1924, quando la famiglia non era più in grado di acquistare l’opera. Boldini la vendette quindi nel 1927 al barone Rotschild che lo portò con sé negli Stati Uniti. Nel 1995, messa in vendita da Christiès, fu acquistata da Francesco Bellavista Caltagirone e portata a Palermo. Ma a causa delle traversi finanziarie dell’imprenditore il ritratto è stato di nuovo messo all’asta e acquistato dai marchesi Marida e Annibale Berlingieri. Ora sarà esposto in una mostra curata da Matteo Smolizza.
«Il ritorno del capolavoro di Boldini ha un forte valore simbolico - dice Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia - non solo perché coincide con questo anno di rinascita, ma anche perché rappresenta l’abbraccio della città a una donna straordinaria e mai dimenticata come Franca Florio, che abbiamo voluto celebrare anche attraverso una serie di iniziative collaterali. Le ricerche preparatorie per la mostra sono state raccolte in un volume di Electa, il primo libro dedicato a una sola opera di Boldini».
«La mostra - spiega il curatore, Matteo Smolizza - risolve un mistero durato oltre 100 anni: la tela è infatti l’unico ritratto boldiniano di donna Franca Florio, terminato nel 1924 e sotto il quale giacciono la prima stesura, realizzata dal pittore a Palermo nel 1901, in cui donna Franca appare in piena e quasi impersonale eleganza, e una intermedia databile intorno alla prima guerra mondiale, che la rappresenta invece con accentuata sensualità e che - a lungo ritenuta prima versione dell’opera - ha dato il via a interpretazioni maliziose sulla gelosia di don Ignazio e sul rapporto con Boldini».
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