PALERMO. Un docu-film che raccoglie la testimonianza di chi ha conosciuto padre Pino Puglisi e di chi, pur non avendolo conosciuto, grazie alla sua opera e al suo insegnamento ha cambiato la propria vita. Parole e volti che compongono due mosaici. Quello delle voci che delineano nel video la figura del beato. E quello del viso del sacerdote ucciso dalla mafia impresso sulla copertina de «Il sacrificio di un beato» del regista Francesco Millonzi, che sarà in edicola a Palermo e provincia da oggi col Giornale di Sicilia a 5,90 euro più il prezzo del quotidiano. Il docu-film, prodotto dal Centro Padre Nostro, ripercorre la vita del sacerdote e il suo impegno a Brancaccio con un messaggio di fondo: «Nella povertà padre Puglisi è riuscito a creare un orizzonte di speranza in un quartiere difficile – spiega il regista -. Ciò significa che non bisogna essere ricchi economicamente ma nello spirito e credere in quello che si fa». Nei 67 minuti del lungometraggio, girati tra le strade di Brancaccio e i luoghi in cui ha operato padre Puglisi, si alternano le voci di Gaetano che, dopo il carcere, è tornato ai bordi di un campo sportivo del quartiere per dire ai giovani cosa non fare, a quelle di Totò che, dopo anni di sofferenze e crisi interiori, oggi sa curare le proprie ferite. E poi il racconto di chi ha soccorso il primo martire della mafia nei momenti di agonia e che racconta del suo sorriso prima dell’ultimo respiro. Particolarmente intense le parole dei fratelli del sacerdote, Francesco e Gaetano, che presentano due modi diversi di vivere la morte di don Pino. Se il dubbio vive, da una parte, nelle parole di Gaetano («ma chi te lo ha fatto fare?»), la speranza trova spazio in quelle di Francesco che afferma che il «sacrificio di Pino è servito da esempio per i suoi confratelli». «Solo la forma del documentario con le voci di chi ha realmente vissuto la presenza e l’impegno di don Puglisi può consentire di farlo conoscere e può far capire quanto sia stata importante la sua opera. Nessuna fiction avrebbe la capacità di fare lo stesso», aggiunge il regista Millonzi, che ha presentato il docu-film in più di 200 scuole di tutta la Sicilia e nel carcere Pagliarelli di Palermo, alla presenza dell’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, nell’ambito delle iniziative per il 24esimo anniversario della sua morte. Grazie a questa produzione Millonzi ha ricevuto il Premio internazionale alla Legalità e l’impegno sociale «Livatino-Saetta-Costa».