PALERMO. Per festeggiare il 25 anni dalla nascita della Fondazione Sicilia, nelle sale di Villa Zito a Palermo, è stata inaugurata la mostra Guttuso dal titolo "La forza delle cose", a cura di Fabio Carapezza Guttuso e Susanna Zatti. L’esposizione nasce con la collaborazione di Sicily Art & Culture, degli Archivi Guttuso e del Comune di Pavia e dei Musei Civici di Pavia, preziosa collaborazione tra istituzioni lontane geograficamente ma con obiettivi comuni, da cui è nata la realizzazione della prima tappa della mostra, da settembre a dicembre 2016, ospitata presso le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia. La tappa palermitana, visitabile fino al prossimo 26 marzo, espone 47 nature morte, genere che Renato Guttuso ha praticato nell’intero arco della sua attività e che costituiscono, dalla fine degli anni Trenta, una componente essenziale della sua produzione. Oggetti protagonisti del racconto, che si animano nelle tele e che diventano centro indiscusso delle opere grazie alla straordinaria forza espressiva e alla potenza cromatica, come afferma con impareggiabile chiarezza Fabio Carapezza Guttuso, nel descrivere il senso che l’oggetto ha avuto nella narrazione di Guttuso quale riferimento al quotidiano, alla contingenza del reale. Oggetto che non è orpello ma protagonista che àncora al presente, costringe a fare i conti con ciò che siamo, ciò che accade attorno a noi. Le opere esposte - che provengono varie sedi espositive tra le quali il MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin e alcune importanti collezioni private – offrono al pubblico una prospettiva assai interessante sul percorso artistico del maestro siciliano, mettendo in luce quella straordinaria “forza delle cose” rappresentata nelle opere. L’esposizione si conclude infine con una selezione di dipinti della fine degli anni Settanta-inizio anni Ottanta, periodo in cui la continua ricerca del reale di Guttuso si accentua per dare vita a celebri dipinti come Cimitero di macchine (1978), Teschio e cravatte, Bucranio, mandibola e pescecane (1984) che diventano metafore e allegorie del reale. Il percorso della mostra è arricchito da fotografie concesse dagli Archivi Guttuso e da frammenti video messi a disposizione da Rai Teche che raccontano la vita, intima e pubblica, dell’artista mostrando anche i luoghi del suo lavoro e delle sue relazioni con importanti scrittori come Moravia, Vittorini, Saba e Levi, scultori come Manzù e Moore, poeti come Pasolini e Neruda, registi come De Sica e Visconti, musicisti come Nono e artisti come Picasso.