PALERMO. Dici «controlli alle caldaie» e tutti si arricciano. Al Comune è una materia come rimossa, cancellata, fuori dall’agenda. Eppure si tratta dell’altra metà dell’universo dell’inquinamento atmosferico da combattere.
La lotta alla dispersione nell’ambiente di particelle inquinanti attraverso i fumi delle caldaie e dei camini dovrebbe essere, assieme al contenimento dei gas di scarico delle macchine, una priorità. Invece, da oltre tre anni nessuno controlla nulla. E le misurazioni sono effettuate con centraline vecchie gestite da Rap.
«Bisognerebbe sostituirle - spiega il presidente Sergio Marino -. L’Arpa regionale ha già bandito la gara per l’acquisto di quelle di nuove generazione. Aspettiamo». Fino al 2012, infatti, una convenzione fra Palazzo delle Aquile e Amg consentiva dei controlli a campione. Soprattutto degli impianti industriali o dei condomini. Quelli, cioè, delle grandi caldaie.
Mentre per gli apparati domestici, un accordo con gli installatori consentiva un monitoraggio minuzioso e, anche lì, successivamente verificato dagli operai dell’azienda del gas che si avvaleva sella sua consociata «Energy Auditing».
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