PALERMO. Un canto di Natale di Charles Dickens è un classico della letteratura di tutti i tempi, amato da adulti e bambini, e in periodo natalizio vale senz’altro la pena di riscoprirlo. Soprattutto in questa insolita versione “reading”, scritta da Dickens apposta per essere letta e raccontata ad alta voce e da lui stesso recitata in prima persona negli ultimi anni di vita.
“Stavo pensando che uno potrebbe fare delle Letture dai propri libri. Sarebbe una cosa singolare. Sono convinto che andrebbe a gonfie vele.” Così scriveva Dickens ad un amico poco prima di mettersi all’opera: scrisse dodici adattamenti dai suoi romanzi, debuttò come attore professionista e cominciò lunghi tours prima in Inghilterra, Scozia, Irlanda e poi in America. Scrivere i dodici Readings del suo repertorio gli diede la possibilità di riaprire romanzi e racconti scritti molto tempo prima, riappropriarsi dei personaggi creati dalla sua immaginazione, permettendo loro di ricominciare a vivere, non più solo in forma narrativa, ma anche in teatro. I Readings rappresentarono una proposta originale, tra narrativa e teatro, e in continuità con la loro originaria forma narrativa, venivano recitati daDickens con due soli oggetti scenici, il libro e un piccolo scrittoio.
Un canto di Natale fu il reading scelto da Dickens per il suo ultimo spettacolo di addio al pubblico. Questa versione del racconto ci regala,quindi, uno sguardo nuovo sulla storia classica e ci avvicina al divertente “teatro” di Dickens, inconsueto e avvincente, anomalo per la sua natura narrativa e allo stesso tempo performativa.
Per accentuare il carattere narrativo-teatrale, il farsi dal vivo di questa versione del racconto sconosciuta ai più, si è pensato di arricchire la performance con una batteria di sonagli e percussioni, per raccontare e far vivere il mondo sonoro del racconto, ricchissimo di suoni e rumori, che da protagonisti dettano il tempo della vicenda, creando quell’atmosfera magica e misteriosa dei grandi racconti di fantasmi.
“Marley era morto. Tanto per cominciare. Sul certificato di morte c’era la firma di Scrooge: e in Borsa il nome di Scrooge era una garanzia. Marley e Scrooge erano stati soci per non so quanti anni. Scrooge tuttavia non cancellò mai il nome del vecchio Marley. Anni dopo era ancora lì, sopra la porta del magazzino: Scrooge e Marley. Una volta –tra tutti i buoni giorni dell’anno, la vigilia di Natale- il vecchio Scrooge sedeva indaffarato nel suo ufficio……”
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