PALERMO. Svanda dudák: fiaba, Volksoper, operetta? C'è un aspetto che prevale? Per Axel Koehler, regista dell' opera di Weinberger, Svanda è una Volksoper (un’opera di tema popolare). «Seduto in sala ascolto e sento che si tratta soprattutto di Volksoper ma sento anche l'influenza di Puccini e Cilea con un tocco di jazz». Quanto conta la presenza del Coro? «È veramente importante. Nel primo atto rappresenta la corte della Regina Cuordighiaccio nel suo regno fantastico; nel secondo, gli abitanti dell'Inferno che per l'autore sono anche medici, avvocati, membri della società». Weinberger si sentiva «uomo del passato». «In realtà questo sentirsi “uomo del passato” si riferisce all'avvento del nazismo ma nel 1927 Svanda è una composizione giovane, allegra di un autore che vive felice la sua vita». Com'è ambientata scenicamente la vicenda? «All'inizio dell'opera la casa di Svanda e Dorotka è rappresentata da una serra molto piccola al centro della scena e raffigura la serenità della loro vita. Poi la parte musicale del viaggio è raffigurata in scena da una notte stellata con una luna piena e il villaggio molto piccolo in lontananza. Due ballerini sono il “doppio” di Svanda e Babinsky. La piccola serra diventa una grande serra e la percezione della neve è data dai costumi e dal trucco, parrucche bianche molto elaborate, trucco tutto bianco, vestiti grigi e la neve che cade». E il passaggio all'Inferno sarà spettacolare? «Molto spettacolare. La terra si apre ai piedi di Svanda che viene acchiappato da due diavoli». E i costumi infernali? «I diavoli hanno corna che corrispondono al tempo della loro residenza all'Inferno, piccole o grandi e attorcigliate. Per gli altri i costumi che rappresentano le persone del tempo sono come in Metropolis di Fritz Lang». Fortuna alterna per quest'opera. Che cosa può piacere oggi? «La forza di Svanda è nella musica che prende il pubblico dal lato razionale ma anche da quello emotivo e poi contiene temi universali, il successo, l'amore perduto, la sete di denaro». Weinberger è stato allievo anche di Reger. Se ne nota l' influenza? «Nella tecnica compositiva, nel rapporto degli strumenti, nel modo in cui il Coro è coinvolto». C' è anche una presenza di ballerini... «Ci sono tre momenti di danza, la polka, e la polka e la Fuga nel secondo atto. In questa Fuga si coglie l' influenza di Reger». Svanda, Babinsky, il secondo sembra prevalere? «Svanda è il protagonista. L'altro è il personaggio forte che combatte, vola, dai mille colori anche se alla fine dell'opera deve rassegnarsi alla sua solitudine senza amore».