Caso Mario Biondo, la madre: «Non è stato un suicidio. Ora pronti a ricorrere alla Corte europea»
«La forza per andare avanti ce l’ha data Mario e il sostegno che abbiamo avuto dai nostri legali sia qui in Italia per 9 anni e da un paio d’anni a Barcellona in Spagna. Siamo stati circondati da tanta forza e da tante persone». Così a Storie Italiane su Rai 1, i genitori di Mario Biondo, trovato senza vita nel suo appartamento di Madrid nel 2013. Alla notizia del riconoscimento da parte del tribunale provinciale di Madrid di alcuni indizi sulla possibilità che si tratti di un omicidio, la mamma ha aggiunto: «Io volevo solo precisare un passaggio: In Italia è stato archiviato l’omicidio per mancanza di prove, la Spagna dice che è passato ingiudicato, ma non c'è stato nessun processo, nessuno è stato accusato o discolpato. E’ stata un’ordinanza del Gip che dopo nove anni si trova costretto ad archiviare per la poca collaborazione della Spagna. Nel provvedimento spagnolo le negligenze e la mancanza di indagini vengono ammesse, accettate ma si appoggiano sulla conclusione del Gip». E ancora: «Loro dicono che non è stato un suicidio. Evidentemente se non lo è stato, è stato un omicidio. La cosa grave in tutti questi anni è che le foto del ritrovamento non le tiravano fuori dalla Spagna, l’hanno fatto dopo due anni e mezzo. Le tenevano nascoste perchè parlano da sole. Le foto dell’autopsia solo 9 di 49 hanno mandato. Tutte queste cose ci davano sempre più il convincimento che stavano coprendo l’omicidio di mio figlio». Il prossimo passaggio che dovranno fare gli avvocati è richiedere l’annullamento di questo provvedimento: «Sono pronti ad andare alla Corte Costituzionale spagnola per far valere i diritti del cittadino Mario Biondo», ha proseguito infine la mamma, «se la Spagna dovesse continuare con le scuse per non aprire un’indagine, andremo direttamente a Strasburgo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Si creerà un incidente diplomatico, ma non ci interessa. Il nostro scopo è dare giustizia a nostro figlio perchè la merita, me l’hanno ammazzato non so quante volte». «Noi andremo avanti finchè non arriveremo alla verità, i responsabili devono pagare perchè un omicidio è un omicidio», ha assicurato papà Pippo: «Non ci siamo fermati un attimo da dodici anni e continueremo ad andare avanti finchè non arriveremo alla verità, che se lo mettano in testa tutti perchè il cerchio si stringe piano piano, abbiamo scoperto un sacco di cose lo sapete. Andremo avanti. «La persona che ha ucciso mio fratello aveva le chiavi di casa. Erano solo tre soggetti che avevano le chiavi dell’appartamento perchè la casa è stata chiusa dall’esterno con tre mandate. Chi ha chiuso casa dopo averlo posizionato in quella libreria fatiscente?», ha concluso la sorella Emanuela.