Il giallo della morte del palermitano Biondo in Spagna, la mamma: «Fu un delitto, ora la verità»
«Finalmente, anche in Spagna si riconosce che mio figlio l’hanno ucciso, che non è stato un suicidio. La gente pensava che fossimo incapaci di accettare la verità. È stato terribile». A parlare è Santina D’Alessandro, madre di Mario Biondo, il cameraman trovato morto dodici anni fa nel suo appartamento di Madrid, dove viveva con la moglie, la conduttrice televisiva Raquel Sánchez Silva. Il corpo del giovane, allora trentenne, fu rinvenuto impiccato a una libreria: per le autorità spagnole si era tolto la vita ma da subito la famiglia sostenne che Mario sarebbe stato ucciso. Dopo una serie di archiviazioni e battaglie legali, l’Audiencia Provincial ha ammesso per la prima volta che quella morte «potrebbe non essere stato un suicidio». L’appello presentato dallo studio Vosseler Abogados, che assiste i genitori di Mario, è però stato respinto perché il caso era già stato chiuso nel 2013. Un verdetto che non ferma i genitori. «È una grande vittoria, ma adesso voglio sapere chi ha ucciso mio figlio», ha detto Santina, intervenendo in alcuni programmi televisivi spagnoli. Già due riesumazioni e tre autopsie, disposte tra Madrid e il capoluogo siciliano, avevano confermato incongruenze con la tesi del suicidio. Ora i legali, che domani terranno una conferenza stampa con i genitori di Mario a Barcellona, annunciano un ricorso al Tribunale costituzionale spagnolo e, se necessario, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per ottenere nuovi accertamenti e la riapertura dell’inchiesta. Inoltre sarà presentata una richiesta di risarcimento allo Stato spagnolo per le gravi irregolarità commesse nelle indagini, nell’autopsia e nella decisione di chiudere il caso senza approfondire ulteriori indizi. «Non cerchiamo vendetta, ma verità e giustizia per Mario», conclude la madre.