Palermo ricorda Claudio Domino, il bambino ucciso dalla mafia: “Una ferita ancora aperta nel cuore della città”
Trentanove anni dopo quel pomeriggio di sangue che segnò per sempre la città, Palermo ricorda Claudio Domino, il bambino di undici anni ucciso il 7 ottobre 1986 , colpito alla testa da un sicario mentre rientrava a casa. Un delitto rimasto senza colpevoli, simbolo dell’innocenza violata e di una stagione di violenza mafiosa che travolse anche i più piccoli. «Oggi, a 39 anni dalla tragica uccisione del piccolo Claudio Domino, Palermo si stringe nel ricordo commosso di un bambino di soli undici anni, strappato alla vita dalla violenza mafiosa – ha dichiarato il sindaco Roberto Lagalla –. Claudio non aveva colpe, se non quella di vivere in una terra dove, all’epoca, anche l'innocenza poteva essere colpita senza pietà. La sua morte rappresenta ancora oggi una ferita profonda nel cuore della nostra comunità e un simbolo del prezzo altissimo che la Sicilia ha pagato nella lunga e difficile lotta alla mafia». Il primo cittadino ha poi aggiunto: «Come sindaco, sento il dovere di rinnovare l’impegno dell’amministrazione comunale nel custodire la memoria di Claudio e di tutte le vittime innocenti di mafia. La memoria non è solo un atto di pietà: è un gesto di responsabilità collettiva. Alla famiglia di Claudio Domino va il nostro abbraccio più sincero e la vicinanza di tutta Palermo. Il vostro dolore è il dolore di un’intera comunità che non dimentica e che, oggi più che mai, rinnova il suo impegno contro ogni forma di violenza e sopraffazione». Parole di commozione e impegno anche da parte di Marco Intravaia, deputato regionale di Forza Italia e componente della Commissione Regionale Antimafia, che ha voluto ricordare la brutalità e l’assurdità di quell’omicidio: «Ricorre il trentanovesimo anniversario di uno dei più barbari omicidi di mafia, quello del piccolo Claudio Domino, barbaramente trucidato a Palermo. Un assassinio dai contorni non ancora del tutto chiari, su cui auspico sia diradata ogni ombra: i genitori e la società tutta ne hanno diritto. Ricordarlo è un monito a non dimenticare che la mafia non ha mai avuto nessun codice d’onore, è un’organizzazione efferata senza alcun rispetto per la vita e la dignità umana».