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Bagheria, il crack ai ragazzini. La scuola per i nuovi pusher

Secondo gli inquirenti il sistema messo in piedi da Emanuele Cannata si avvaleva di adolescenti e maggiorenni da poco: prima clienti, poi entravano nella rete di spaccio

A Bagheria la droga passava di mano in mano. E tra quelle mani c’erano anche quelle di ragazzini: alcuni appena maggiorenni, altri poco più che adolescenti, che compravano crack come se fosse la cosa più normale del mondo.

È uno dei passaggi più inquietanti della recente inchiesta che ha portato all’arresto di Emanuele Cannata, 29 anni, e di altri nove presunti componenti del suo gruppo, fermati dai carabinieri su incarico della Direzione distrettuale antimafia.

Secondo il Gip Claudia Rosini, Cannata era al vertice di una rete «inserita in un ambiente popolato da giovanissimi», ragazzi di diciotto o diciannove anni - scrive il giudice - «destinatari di forniture o incarichi di consegna», che si muovevano affiancando i pusher più grandi, facendo da staffette, messaggeri o vedette.

Accanto a loro, minorenni che non spacciavano ma si rifornivano della micidiale sostanza sintetica a basso costo che, proprio per il suo prezzo accessibile, li aveva resi clienti abituali.

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