C'è un nuovo pentito a Palermo, tremano i clan della droga di Brancaccio
C’è un nuovo collaboratore di giustizia che rischia di fare tremare il mandamento di Brancaccio. È Vincenzo Petrocciani, già condannato in primo grado a 11 anni nel processo in abbreviato nato dall’operazione Stirpe 2: ha deciso di prendere le distanze da Cosa nostra proprio alla vigilia della sentenza d’appello. Il colpo di scena, che ha colto di sorpresa difensori e imputati, è arrivato ieri in aula: la Corte, che si apprestava a emettere il verdetto nei confronti dei 35 sotto accusa, a vario titolo, per associazione mafiosa, traffico di droga, detenzione di armi ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso, ha annunciato il deposito da parte della Procura generale dei verbali del nuovo pentito. L’udienza è stata quindi aggiornata a venerdì prossimo: quel giorno i giudici potrebbero entrare in camera di consiglio oppure ascoltare (o fissare il suo interrogatorio) l’imputato, che potrebbe anche chiedere di rendere dichiarazioni spontanee, con probabili effetti dirompenti sull’intero procedimento. E non solo. Petrocciani, 43 anni, potrebbe aprire squarci inediti sui rapporti interni alle cosche, sulle estorsioni mai denunciate e sul traffico di stupefacenti che per anni ha alimentato le casse delle famiglie di Brancaccio, Roccella, corso dei Mille e Ciaculli. Un servizio completo sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi