
Al via il processo contro il mandamento di Porta Nuova, uno dei tronconi nati dal maxi blitz che, a febbraio di quest'anno, aveva portato a 181 arresti. Davanti al gup Claudio Emanuele Bencivinni si è costituito oggi come parte civile l’imprenditore edile che aveva denunciato le richieste di pizzo, affiancato dal comitato Addiopizzo.
La vicenda riguarda un cantiere del centro storico di Palermo. L’imprenditore e i suoi operai avevano raccontato agli investigatori le pressioni subite e le minacce di fermare i lavori. «È una storia che, seppure a lieto fine, racconta in controluce la persistenza del fenomeno estorsivo nel settore dell’edilizia. Ci sono infatti aree della città e della provincia di Palermo dove imprenditori e operai hanno serie difficoltà a lavorare», ha dichiarato Addiopizzo. «La storia dell’imprenditore edile che oggi si costituisce parte civile assieme ad Addiopizzo - aggiunge l'associazione - conferma che si è oramai consolidato un sistema di tutela e supporto in grado di assicurare le condizioni migliori nei confronti di chi denuncia».
Gli accusati sono sedici. Di associazione mafiosa rispondono Giovanni Castello, ritenuto reggente della famiglia di Palermo Centro; Giuseppe Di Maio, accusato di avere curato la contabilità e i flussi di denaro; Francesco Paolo Putano, che deve rispondere pure di diverse estorsioni; Antonino Seranella che avrebbe avuto un ruolo anche nelle richieste di pizzo; Francesco Paolo Viviano, imputato anche per detenzione illegale di armi, e Francolino Spadaro, figlio di don Masino, storico capo della Kalsa dedito soprattutto al traffico di sigarette di contrabbando, che avrebbe preso parte a incontri e contribuito al mantenimento delle regole mafiose del clan.
Per estorsione aggravata sono a processo Pietro Di Blasi, Fortunato Bonura, Francesco Paolo Luisi e Giuseppe La Barbera. Altri quattro - Francesco Battaglia, Rosario Mandalà, Filippo Marino e Vito Sacco - sono accusati di avere favorito il mandamento organizzando incontri riservati o aiutando i boss a eludere le indagini. Agostino Lupo deve rispondere dell’accusa di avere messo a disposizione la sua officina per le riunioni e per le bonifiche di auto e moto alla ricerca di microspie, mentre Salvatore Castello è imputato di ricettazione aggravata per avere ricevuto somme destinate al fratello Giovanni.
Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri hanno documentato per mesi le mosse del gruppo, anche con immagini che immortalano Seranella mentre baciava Viviano a suggellare i rapporti fra affiliati.
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