Palermo

Venerdì 26 Settembre 2025

La Corte europea condanna l’Italia: «arbitraria» la confisca dei beni a un rapinatore palermitano

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione del diritto di proprietà nel caso di Giuseppe Isaia, 59 anni, della moglie e del figlio, residenti a Bagheria e difesi dall’avvocato Antonio Turrisi. Con una sentenza depositata ieri, i giudici di Strasburgo – sei voti favorevoli e uno contrario – hanno stabilito che la confisca dei beni disposta dai tribunali italiani ai sensi del codice antimafia era sproporzionata e non rispettava le garanzie previste dalla Convenzione europea. Si tratta di un appartamento in un complesso popolare, un terreno con fabbricato, un magazzino, un’auto e diversi conti correnti intestati anche ai familiari, acquistati tra il 2010 e il 2018, cioè in un periodo successivo agli ultimi reati contestati a Isaia, risalenti al 2008. Il sequestro era scattato nel 2018 e la misura era stata resa definitiva nel 2020. Secondo i giudici italiani il reddito dichiarato era incompatibile con gli acquisti, ma a Strasburgo la ricostruzione è stata ribaltata: il collegio presieduto dalla giudice Ivana Jelić ha parlato di «carenze gravi e manifestamente incompatibili» con la legge nazionale, tanto da considerare la misura «imposta in modo arbitrario o manifestamente irragionevole». In un altro passaggio la Corte ha espresso «serie preoccupazioni» sulla normativa che consente di avviare procedure simili non solo per mafia, droga, corruzione e riciclaggio, ma anche per altri reati e perfino per violazioni amministrative. La sentenza non è ancora definitiva: entro tre mesi le parti possono chiedere il rinvio alla Grande Camera, ma in assenza di ricorso l’Italia dovrà restituire i beni o pagare un risarcimento.

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