Palermo

Mercoledì 24 Settembre 2025

Omicidio Gaglio, folla commossa ai funerali: «Era un gigante buono»

La bara di Stefano Gaglio è arrivata questa mattina nella chiesa di Santa Cristina, a Borgo Nuovo. Un lungo applauso, petali di rosa, palloncini bianchi e una scritta argentata con il suo nome hanno accolto il feretro del magazziniere di 39 anni, portato a spalla dagli amici tra la commozione di centinaia di persone. L’ingresso in chiesa è stato accompagnato dall’Ave Maria: prima diffusa all’esterno, poi cantata a cappella da un amico della vittima mentre il quartiere si è stretto attorno alla famiglia del magazziniere di 39 anni, assassinato lo scorso 15 settembre dal cognato Giuseppe Cangemi, operaio Rap di 62 anni. «Era un gigante buono», lo ricordano così i familiari e gli amici che, davanti alla chiesa, hanno affisso uno striscione per chiedere giustizia: «Ti faremo arrivare più in alto che puoi, faremo giustizia per te». In largo Nasso, dove Gaglio viveva, è partito il corteo funebre: il feretro è stato accolto con fuochi d’artificio e con le magliette stampate con il volto della vittima e una citazione di Ugo Foscolo: «Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore di chi resta». Stefano Gaglio lascia due figlie di 11 e 17 anni: la sua famiglia d’origine era già segnata da altri lutti: aveva perso entrambi i genitori e gli erano rimasti solo un fratello e una sorella minore. A celebrare la messa è stato padre Antonio Garau: «Ognuno di noi, entrando qui oggi, vorrebbe trovare le parole giuste - ha detto nel corso dell'omelia - ma se siamo riuniti in questa chiesa è perché crediamo in Dio. Siamo suoi figli, e dopo questa vita ci attende la resurrezione. Per questo ho pensato che non dovessi parlare io, ma lasciare che fosse Dio stesso a parlare, attraverso la Sua Parola: la Bibbia e il Vangelo. Viviamo in un mondo che sembra non voler sapere nulla dell’amore. Eppure solo l’amore può salvarci. Le nostre preghiere per la pace hanno senso soltanto se diventiamo testimoni concreti dell’amore: nella famiglia, sul posto di lavoro, con chiunque incontriamo. Perché siamo, prima di tutto, figli dell’amore». Intanto i parenti chiedono un aiuto concreto al Comune di Palermo per la compagna rimasta senza lavoro e per i due figli piccoli. «Un gesto di solidarietà concreta» è l’appello rivolto al sindaco Roberto Lagalla. L’omicidio è stato ripreso dalle telecamere della farmacia Sacro Cuore, all'angolo tra piazza Principe di Camporeale e via Oberdan: Cangemi ha confessato di avere sparato per una questione legata alla proprietà di una casa. L'avvocato dell'indagato, Salvino Pantuso, ha sostenuto che il suo assistito è affetto da gravi disturbi psichiatrici, da una forma di schizofrenia, ma il giudice ha ritenuto che Cangemi abbia agito con lucidità, preparando il piano di morte con freddezza. L’autopsia ha confermato la precisione dei quattro colpi esplosi a distanza ravvicinata, smentendo l’ipotesi di un gesto improvvisato.

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