Palermo

Martedì 23 Settembre 2025

La morte di Onorato a Palermo, la richiesta di archiviazione: «Aveva debiti ed era preoccupato»

Palermo.Trovato morto in auto Angelo Onorato marito dell'Europarlamentare Francesca Donato ..Ph.Alessandro Fucarini.

Gravi problemi economici, debiti per oltre un milione e mezzo di euro, polizze vita riscattate poco prima della morte e la descrizione di un imprenditore «invecchiato di colpo» e «consumato dalle preoccupazioni». È questo il quadro che emerge dalla richiesta di archiviazione depositata dalla Procura sulla vicenda di Angelo Onorato, l’architetto trovato morto il 25 maggio dello scorso anno nella sua Range Rover lungo la circonvallazione. Per i magistrati non ci sono elementi che possano far pensare a un omicidio: «Non sono stati rilevati sul corpo segni riconducibili a colluttazioni o altro genere di violenze», né «emerge alcun elemento utile per l’identificazione degli autori e per la ulteriore prosecuzione delle indagini». Il documento lascia aperto un minimo di dubbio: «Le indagini - si legge - non hanno consentito di individuare seri, concreti e specifici elementi a carico di alcuno e neppure è stato possibile escludere che il decesso sia stato frutto di una scelta autonoma dello stesso Onorato». L’inchiesta della Squadra mobile, coordinata dalla Procura, era partita con l’ipotesi di omicidio commesso da ignoti. In oltre un anno di indagini è emerso però il quadro economico: Onorato, si legge nel provvedimento, «risultava gravato da una situazione debitoria significativa, sia a titolo personale che attraverso le società a lui riconducibili». La On. Imm. srl, fondata e poi ceduta, presentava esposizioni per circa un milione e mezzo di euro. A ciò si aggiungevano pendenze fiscali, rateizzazioni con l’Agenzia delle Entrate, contenziosi con fornitori e banche. In particolare viene ricordata «una pretesa di 950 mila euro per una lottizzazione edilizia nel comune di Capaci». Un peso che si rifletteva anche sullo stato d’animo. In una conversazione intercettata la madre e il cognato parlano di un «declino» iniziato proprio con l’aggravarsi delle difficoltà, di un uomo «invecchiato di colpo» e «consumato dalle preoccupazioni». Nel frattempo la vedova, Francesca Donato, aveva consegnato agli investigatori una lettera manoscritta dal marito, ricevuta poco prima dall’avvocato Fabrizio Macchiarella. Nel documento, annotano i pm, emergevano «preoccupazioni per minacce esterne» e «turbamenti personali non ricollegabili a terze persone», in quello che appariva come un congedo rivolto alla moglie, in un periodo in cui «le mie notti sono lunghissime e mi assillano dei pensieri tristi che ti giuro cerco di allontanare». Onorato non mancava di raccomandare che, qualora gli fosse accaduto qualcosa, avrebbe dovuto mantenere lucidità e rivolgersi a Macchiarella: «È molto in gamba, credo mi voglia bene». Poi la parte più inquietante, che riapre la tesi del delitto: «Qualcuno mi vuole molto male ma non voglio coinvolgerti perché non vorrei mai che qualcuno possa averla con voi». Infine raccomandazioni per moglie e figli, cui chiedeva di investire le polizze per costituire una rendita costante. Proprio le polizze vita, «alcune delle quali attivate o modificate nei mesi immediatamente precedenti al decesso», avevano clausole che «escludevano espressamente il suicidio come causa risarcibile». In almeno due casi, osservano i pm, le polizze risultano estinte poco prima della morte, con riscatti e liquidazioni di somme consistenti. L’autopsia ha stabilito che la morte è avvenuta «per arresto cardiocircolatorio dovuto ad asfissia da strangolamento», ma sul corpo «non sono stati rilevati segni riconducibili a colluttazioni». Le analisi del Ris hanno individuato i soli profili genetici di Onorato e Donato. Nessun altro. Lo stesso vale per i tabulati telefonici, per le verifiche sui dispositivi informatici, per i filmati di videosorveglianza lungo il tragitto. Anche le intercettazioni, durate mesi e che hanno coinvolto familiari, collaboratori, professionisti e imprenditori legati alla vittima, non hanno dato esiti: «Si sono rivelate prive di contenuti concretamente utili ai fini dell’individuazione di un possibile autore del delitto», si legge nell’atto. E ancora: «I soggetti di volta in volta intercettati si sono limitati a considerazioni personali, ipotesi soggettive, supposizioni e commenti emotivi». Conclusione: «Non può che essere avanzata richiesta di archiviazione, considerato che non emerge alcun elemento utile per l’identificazione degli autori né per la ulteriore prosecuzione delle indagini». Ma la famiglia non si rassegna. Per la vedova e i figli, assistiti dall’avvocato Vincenzo Lo Re, ci sono particolari che non coincidono con la tesi del suicidio. In particolare il fatto che la fascetta non sarebbe stata stretta frontalmente ma «tirata di lato, da destra verso sinistra», dettaglio che, secondo i consulenti, sarebbe compatibile con la mano di una persona seduta dietro. E ancora, la centralina della Range Rover che segnala l’apertura dello sportello posteriore destro alle 11,07, proprio quello trovato aperto al momento del ritrovamento. L’avvocato Lo Re ha voluto fare chiarezza pure su un altro punto: nei giorni scorsi alcune frasi erano state interpretate come un attacco ai pm. «In realtà - precisa il legale - il comunicato non riguardava affatto le modalità con le quali sono state svolte dalla Procura le sinora complesse indagini». La critica era rivolta piuttosto ad alcune ricostruzioni giornalistiche sull’assenza di impronte digitali sulla fascetta, ipotesi definite «prive di fondamento scientifico» anche se, ha puntualizzato il legale, «non va comunque messa in gioco la professionalità, né la moralità dei giornalisti che si sono limitati a riportare ipotesi allo stato non riscontrate negli atti di indagine». Adesso la parola passa al Gip, chiamato a decidere se archiviare il fascicolo o accogliere l’opposizione della famiglia e disporre nuove indagini.

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