I rapporti patrimoniali di Giuseppe Cangemi con i familiari ed eventuali conti economici in sospeso sono al centro di ulteriori accertamenti per inquadrare in modo più preciso il movente dell’omicidio del cognato, Stefano Gaglio, assassinato una settimana fa a colpi di pistola davanti alla farmacia Sacro Cuore di piazza Principe di Camporeale, all’angolo con via Oberdan, a Palermo. A fare fuoco contro l’uomo, 39 anni, sposato e padre di due figli, è stato Cangemi (che ha pure confessato) per via di dissidi economici legati alla proprietà di un’abitazione di via Nicolò Cervello. I colpi esplosi con un revolver Colt calibro 38 sarebbero tre o quattro ma sarà l’autopsia, in programma per oggi all’istituto di Medicina legale del Policlinico, a dirlo con certezza. Per il delitto, Cangemi, inquadrato dalle telecamere di videosorveglianza e riconosciuto da almeno un paio di testimoni, ha usato una rivoltella con matricola limata, che l’indagato, impiegato Rap, ha detto di avere trovato in un cestino dei rifiuti durante un turno di lavoro. Una versione che agli inquirenti appare poco credibile. E comunque è un altro aspetto da chiarire per gli investigatori della squadra mobile, che si occupano degli accertamenti. Un servizio completo sul Giornale di Sicilia in edicola oggi