Gli affari della mafia di Pagliarelli in Brasile, al processo scontro sull’utilizzabilità delle chat decriptate
Tutto rinviato alla prossima settimana. Nell’udienza preliminare del processo che coinvolge i vertici mafiosi del mandamento di Pagliarelli di Palermo e la rete di affari ricostruita in Brasile, nella regione di Rio Grande do Norte, il copione è scivolato via senza sorprese. Il pubblico ministero Federica La Chioma ha ricostruito un sistema ben ramificato di investimenti immobiliari e riciclaggio di denaro, ma bisognerà ancora aspettare: rito, ammissione delle prove e rinvii a giudizio verranno decisi martedì 16 settembre. Al pianterreno del vecchio palazzo di giustizia i parenti degli imputati hanno atteso a lungo, senza poter accedere all’aula. L’udienza infatti si è svolta a porte chiuse. Tra gli imputati figurano nomi di peso: Giuseppe Calvaruso, detto “Gnometto”, considerato il capo del mandamento di Pagliarelli, collegato in videoconferenza dal carcere; il suo braccio destro Giovanni Caruso, anch’egli collegato da remoto; l’imprenditore bagherese Giuseppe Bruno; un omonimo del boss, anche lui di nome Giuseppe Calvaruso; e infine Josè Velandro. Il cuore del dibattito si sposta però su un aspetto cruciale: l’utilizzabilità delle chat decriptate tra Calvaruso e Caruso. I due comunicavano attraverso Sky Ecc, una piattaforma di messaggistica criptata sviluppata dalla canadese Sky Global. Il sistema, basato su smartphone modificati, era pensato per garantire massima riservatezza ma è stato utilizzato soprattutto da reti criminali per coordinare traffici e affari illeciti. Nel 2021 una vasta operazione internazionale, condotta da Europol insieme a diverse forze di polizia nazionali, ha smantellato la rete, riuscendo a decifrare migliaia di conversazioni. Proprio da quelle intercettazioni sono emerse informazioni fondamentali per molte inchieste, compresa quella di Palermo. Ma la difesa prova a ribaltare il tavolo. L’avvocato Tommaso De Lisi, legale di Giovanni Caruso, contesta l’ammissione delle chat al processo: secondo lui, quelle conversazioni non potrebbero essere utilizzate perché decriptate nell’ambito di un procedimento diverso.