
Due ore dopo il tentato omicidio a Ballarò di Antonino Madonia, 49 anni, i falchi della Squadra mobile avevano intercettato al molo Sant’Erasmo i fratelli Antonino e Michelangelo Serio, 38 e 35 anni. I poliziotti gli avevano trovato addosso due pistole con matricola abrasa, una beretta calibro 7x65 con tre colpi in canna e un revolver calibro 38 scarico (i proiettili li aveva in tasca uno dei due).
Per gli agenti della Squadra mobile non ci sono dubbi: almeno uno dei due ha sparato sul quarantanovenne - padre del boss in rampa di lancio Vincenzo (detto Vincent) Madonia - raggiunto dalla pioggia di fuoco giovedì intorno alle 20 tra la via Naso e la via Grasso, nel cuore del mercato storico. I fratelli Serio vengono arrestati per possesso e porto di armi clandestine: l’accusa, per il momento, vale gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, mentre gli investigatori lavorano per collegare le pistole alla sparatoria. La Squadra mobile avrebbe individuato i due fratelli attraverso le immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza.
«Non ci sono evidenze che collegano i fratelli alla sparatoria» sottolinea, però, l’avvocato Giovanni Restivo che assiste i due fratelli. Che subito dopo il fermo erano stati condotti in cella al carcere di Pagliarelli in attesa dell’interrogatorio di garanzia dal Gip Emanuele Bencivinni, davanti al quale Michelangelo Serio ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il fratello Antonino, invece, spiega che «a Ballarò hanno tutti le pistole. Ormai è un posto pericoloso per colpa dei nigeriani. Anche i bambini hanno le armi da fuoco, nel quartiere bisogna difendersi ormai». Dopo questo spaccato quotidiano sul quartiere, Serio spiega che lui l’arma la tiene anche per lavoro, collegato in qualche modo alla sicurezza delle attività del mercato.
Al giudice, infatti, ha spiegato che si occuperebbe della sicurezza delle bancarelle e per questo girerebbe armato, «come tutti» sottolinea. Le indagini per collegare le pistole alla sparatoria proseguono e coinvolgono anche gli investigatori dei carabinieri: i militari dell’Arma, infatti, erano arrivati per primi sul posto dopo l’allarme lanciato dal quartiere. Polizia e carabinieri sarebbero sempre più convinti che la pista da seguire sia quella passionale, di un onore leso che poteva essere vendicato solo a colpi di pistola.
A tal proposito, come ha già raccontato il Giornale di Sicilia, esattamente un anno fa, il mandamento di Porta Nuova si trovò a dover gestire una miccia pericolosa, che si accese proprio nel cuore del mercato, come raccontano le carte dei 181 arresti di febbraio. Tutto nacque da una lite familiare: Antonino Chiovaro, esponente di spicco della famiglia del centro e genero di Cinzia Milano (altro cognome di peso dalle parti del mercato), accusò Francesco Paolo Viviano di avere fatto avances a sua moglie, Antonella Madonia. Il 6 settembre i due si affrontarono al negozio di bombole gestito da Viviano e, dopo una discussione, Chiovaro lo colpì con uno schiaffo tirato alle spalle, «a tradimento». Un episodio che rischiava di trasformarsi in una faida, perché vedeva contrapposti i legami dei Milano, famiglia storica di Ballarò appunto, e un uomo di peso della cosca del centro.
La tensione fu tale da richiamare l’attenzione di figure di spicco tra cui Francesco (Francolino) Spadaro, figlio di don Masino re della Kalsa e del contrabbando, che manifestò dispiacere e irritazione per il clima acceso tra le famiglie. Tra Chiovaro e Viviano volarono parole grosse fino a quando quest’ultimo fu colpito «a tradimento» da uno schiaffo. Viviano voleva vendicarsi dell’umiliazione subita: «Ti giuro sui miei figli che gli scarico un caricatore di sopra», sfogava con l’amante, che però riusci a farlo desistere dai suoi propositi omicidiari.
E sempre dalle carte del blitz Grande Inverno, saltano fuori i rapporti tra Viviano e i fratelli Serio. In particolare, i due avrebbero aiutato Viviano in una faccenda legata a un’arma di cui avrebbe voluto disfarsi. In una conversazione intercettata dai militari, Viviano avrebbe concordato con Michelangelo Serio una versione dei fatti da fornire su un caricatore: «... Ascoltami, male che vada il carica batteria (alias in caricatore, ndr) del telefono... lo hai perso... diglielo l’hai perso». Viviano poi rassicurava Michelangelo Serio di aver concordato la stessa versione con il fratello Antonino: «Capito? Che già ho parlato con Nino, male che vada, mentre te ne stavi andando a casa, lo hai perso il carica batterie». Serio si rendeva disponibile a fornire la versione appena concordata.

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