Le impronte sul coltello non appartengono ad Alessandro Palmo, 52 anni, ma al suo rivale in amore, il trentatreenne Giovanni La Colla. È quanto emerge dagli accertamenti della polizia scientifica, che ha analizzato con cura le tracce lasciate sulla lama. Un risultato che cambia radicalmente lo scenario dell’aggressione avvenuta il 18 agosto scorso allo Zen, a Palermo, e soprattutto la posizione processuale di Palmo, inizialmente accusato di tentato omicidio. Alla luce delle nuove prove, il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Loredana Mancino, legale di Palmo: per il cinquantaduenne resta solo l’imputazione di lesioni aggravate. «Palmo si è semplicemente difeso – spiega la legale – e vogliamo dimostrare che si è trattato di legittima difesa». Palmo avrebbe scoperto la relazione segreta della moglie quarantenne con La Colla. Deciso a vederci chiaro, l’uomo si è introdotto nell’abitazione del rivale, che vive con la madre in via Luigi Einaudi, sorprendendo i due in «atteggiamenti inequivocabili». Dalla lite accesa si è poi passati alla violenza: secondo la ricostruzione più recente, La Colla avrebbe preso un coltello dalla cucina e colpito Palmo alla testa, procurandogli una ferita di dieci centimetri. Quest’ultimo, a sua volta, si sarebbe difeso con il collo di una bottiglia di vetro rotta sul momento. A chiamare la polizia furono la moglie di Palmo e la madre di La Colla. Sul posto intervennero gli agenti del commissariato San Lorenzo. La quarantenne raccontò agli investigatori di essere stata più volte picchiata dal marito, anche in pubblico nella zona del Foro Italico. Accuse che Palmo respinge con decisione. Ex operaio del progetto Pip, Palmo da circa un anno aveva perso il lavoro. Una condizione che, secondo lui, sarebbe stata aggravata dal comportamento della moglie, colpevole – a suo dire – di averlo messo nei guai con continui ritardi sul posto di lavoro. La coppia nell'ultimo anno viveva in un dormitorio, mentre il figlio diciassettenne era rimasto con i nonni materni. Palmo sostiene che la moglie lo ingannasse quotidianamente: gli diceva di andare a lavorare, ma in realtà da mesi avrebbe intrecciato la relazione clandestina con La Colla, frequentandolo anche di notte.